Il grande errore strategico del continente europeo è stato quello di creare l’Unione europea. Come detto, tale processo avrebbe dovuto avere effetto solo al compimento delle politiche fiscali e del lavoro. Invece, con il Trattato di Maastricht del 1992 si prese la decisione di creare la Banca Centrale Europea attorno a una moneta a cambio fisso che sarebbe divenuto l’euro. Quando 10 anni dopo, i primi 19 Stati membri abbandonarono la propria valuta il nuovo soggetto Bce, totalmente svincolato ai sensi del trattato dalla dipendenza da Governi e Parlamenti, si indebita sul mercato privato cioè presso quel sistema di banche multinazionali che nel frattempo sono diventate avverse al finanziamento dell’economia reale e orientate alla finanza speculativa.
Certe volte io dico che sono contro l’Europa, e non contro l’euro, perché penso che sia ipocrita prendersela con una moneta. E naturalmente ci sono sempre quelli che intervengono dicendo “noi facciamo parte dell’Europa”. Ho capito che dal punto di vista geografico è così, il mio è un ragionamento politico. Prima di creare un’Unione bisognerebbe avere dei valori comuni, che nel caso dell’Europa non sono mai stati creati. Non è stata creata una politica fiscale comune, non è stata creata una politica del lavoro comune, non è stata creata una politica estera comune, non è stata creato nulla in comune se non una moneta senza Stato a cambio fisso che avrebbe generato i più gravi drammi del nostro Paese.
Quando dieci anni dopo il 1992, cioè quando si entrò nel Trattato di Maastricht, i Paesi cominciarono ad abbandonare le rispettive monete, la Banca Centrale Europea totalmente svincolata dai Governi e dai Parlamenti (questa è la mostruosità giuridica che è stata creata) è diventata vincolata a quel sistema di banche multinazionali che nel frattempo avevano deciso di abbandonare il sostegno dell’economia per destinare i soldi al sostegno della finanza.
Chi capisce questo passaggio ha capito il perché io parlo di economia umanistica in contrasto all’economia capitalistica.
Malvezzi Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi