Distruggono ogni comunità reale in nome del virus: vi spiego la loro tecnica per isolarci

In questi giorni leggiamo continui predicozzi e ininterrotte giaculatorie rivolte a quanti non si siano ancora sottoposti al siero benedetto. E magari abbiano pure l’ardine di sollevare dubbi e perplessità. L’argomento utilizzato è sempre il solito: bisogna sottoporsi al siero benedetto perché dobbiamo essere sempre pronti a fare sacrifici, rinunciare a quote di libertà per il bene della comunità e per il senso della responsabilità.
In base a questo argomento, fino all’ultimo diritto può essere sacrificato in nome della lotta verso un nemico invisibile. Un puro non sequitur, peraltro pericolosissimo sul piano politico, è quello di chi chiedere di rinunciare alla libertà in nome della libertà.
Non insisterò oltre su questo argomento: anche Eichmann si appellava alla libertà e all’obbedienza.
Possiamo davvero dare fiducia al discorso neoliberale che predica senso di responsabilità e comunità? Non è forse vero che l’ordine neoliberale si fonda in modo niente affatto accidentale? Non è forse vero che la civiltà liberale, su cui il Coronavirus si è sviluppato, si fonda sull’individualismo entropico?
Farebbe davvero ridere il fatto che i pretoriani del neoliberismo imperiante invochino il senso di responsabilità e comunità, ciò contro cui combattono. E lo fanno per giustificare il nuovo regime terapeutico. Proprio loro, che per responsabilità e comunità hanno privatizzato l’intero mondo della vita, ridimensionato la spesa pubblica per la sanità, promosso in ogni dimensione del vivere la competitività, il business, il più bieco egoismo. Proprio loro che hanno generato nella sola Italia in appena un anno un milione di nuovi poveri e disoccupati. Hanno ignobilmente scaricato sul virus la responsabilità di questo modello sociale che si chiama, oggi ancor più di ieri, capitalismo.


Del resto erano sempre loro gli ierofanti del neoliberismo e del sacro ordine dei mercati che predicavano l’estinzione dello stato e del welfarismo, salvo poi invocarli pietosamente quando si trattava di salvare le banche sofferenti e gli interessi del blocco oligarchico neo liberale. Occorre essere chiari su questo punto nodale: chiamano oggi con le venerande etichette di responsabilità e senso della comunità l’irresponsabile accettazione cadaverica del nuovo leviatano tecnico-sanitario. Esso si fonda sulla distruzione della libertà e di ogni diritto, sull’approvazione euforico-rassegnata della dissoluzione di ogni spazio pubblico e legame comunitario tra i viventi.
Il loro presunto senso della comunità si risolve dialetticamente nell’abolizione di ogni comunità reale, che è dissolta in nome delle logiche immunitarie e nella pericolosità del patogeno. Irresponsabile adesione al capitalismo terapeutico, con lockdown, distanziamento sociale e controllo politico e bio-politico totale sopra e sotto la pelle. Per gli ierofanti del liberismo, senso della comunità vuol dire distruzione di ogni comunità reale in presenza con annesso isolamento. Questi sono ridotti a rango di atomi telematici che appartengono ormai a una comunità non comunitaria di solitudini non connesse alla realtà e connesse a internet.
Quelle del logos neoliberale dominante sono orwellianamente menzogne che suonano sincere e che impiegano il logoro ritornello della responsabilità semplicemente per imporre la nuova infernale società disumana, quella dei lockdown e della medicalizzazione integrale dei cittadini. Cittadini che sono ridotti a sudditi senza diritti e senza dignità.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro