Il 6 agosto 1938, in edicola, la popolazione italiana trovava una nuova rivista: “La difesa della razza”. La pubblicazione in nome della scienza proclamava l’inferiorità di coloro che erano ritenuti “biologicamente” inferiori”. Basate su argomentazioni pseudo-scientifiche le leggi razziali affermavano come verità inoppugnabili concezioni ideologiche prive di ogni fondamento. La scienza in quel tragico giorno divenne pretesto per una segregazione razziale vergognosa.
Quel 6 agosto la scienza mutò la sua natura, da dialogo e dibattito assunse la struttura inscalfibile della verità. Frutto di una ideologia razzista, il metodo scientifico venne piegato ad una perversa concezione biologica della storia. Perdendo il suo carattere di confronto aperto, la scienza contraddisse se stessa e precipitò nell’incubo della verità assoluta. Fabio Duranti ad Un giorno Speciale si interroga, all’alba dell’introduzione del Green Pass obbligatorio, sui rischi di una scienza piegata al potere politico e divenuta qualcosa di insindacabile.
“Io ricordo la data del 5 e 6 agosto 1938: è l’anniversario de “La difesa della razza”, usciva in quel giorno la rivista. Sotto il titolo c’era scritto “Scienza”. Alcuni illustrissimi scienziati, che avevano scalzato altri scienziati, hanno iniziato con questa pubblicazione a fare largo a quelle che poi sarebbero diventate le leggi razziali. Io invito le persone che ci ascoltano di andare a leggere la storia di questa ignobile pubblicazione. La rivista si era autoproclamata rivista scientifica: scienza, documentazione, dibattito e polemica. Erano ritenuti biologicamente inferiori: ebrei, zingari… Voglio soltanto dire una cosa. Invito alla riflessione, non faccio paragoni. I paragoni li faccia chi ci ascolta. Io quello che faccio dentro di me, lo so. Voglio solo ricordare che il 6 agosto 1938 gli italiani hanno trovato in edicola questa pubblicazione, dove la scienza ci diceva che se fossimo entrati in contatto con alcune “razze” avremmo creato problemi biologici. Questo lo diceva quella che si era autoproclamata scienza. La scienza ci ha detto che non si vaccina durante una pandemia e invece lo stiamo facendo. I dati ci dicono che i vaccinati sono infettanti e infettati.
La Segre dice che i parallelismi non sono giusti? Lei è una persona molto anziana che ha sofferto e io non ho alcun diritto di giudicare le sue parole, ma ho il dovere di considerare che lei non detiene la verità e che ci sono anche altri sopravvissuti che la pensano in modo diametralmente opposto a lei. Vera Sharav dice l’esatto contrario della signora Segre ed è un’ebrea come lei che è sopravvissuta ai campi, ha avuto gli stessi traumi e subito le stesse angherie. Capite sì o no che questo si chiama dibattito? La scienza è questa, non va dato nulla per scontato. Si può ancora pensare differentemente? La signora Segre la abbraccio, potrebbe essere mia mamma. Non oso immaginare quanto abbiano sofferto queste persone. La cosa che mi ha spaventato di questa storia, accaduta 83 anni fa, è che milioni di italiani ci hanno creduto. Quelli che nascondevano gli ebrei da questa infame campagna erano una minoranza, gli altri invece hanno accettato quanto scritto in queste riviste pseudo-scientifiche e lo hanno accettato per paura.
In un Paese civile ci si rispetta, si riflette. Perché un governo oggi ci sta facendo cose che scientificamente non hanno alcun valore? Perché fai cose anti-scientifiche? Ti sei autoproclamato scienza? Ci sono migliaia e migliaia di medici che fanno cure domiciliari e Speranza ha fatto ricordo contro questo. E oggi ci dici che il Green Pass ce l’hanno i vaccinati che si possono infettare e i tamponi ce li fai pagare. Se ne avessi necessità, venderei anche i miei beni per fare i tamponi e continuare a vivere. Per me queste sostanze sperimentali potrebbero essere più dannose del Covid. Io, nella mia libertà, decido. Non faccio del male agli altri, mi potrei infettare e infettare gli altri. I testi scientifici non dicono questo”.