Alla fine quello che è accaduto proprio ieri in Afghanistan rappresenta la prova fermissima e incontrovertibile dell’ennesimo fallimento dell’imperialismo etico e dei bombardamenti umanitari made in Usa. Naturalmente con subalterno appoggio delle colonie europee. Citando il vecchio Tacito producono il deserto e lo chiamano pace. Ecco perché non mi stancherò mai di ribadirlo: occorre riappropriarsi di una vecchia categoria politica oggi caduta in disuso. Alludo alla categoria politica di opposizione all’imperialismo a stelle e strisce, fase suprema del capitalismo avrebbe detto il vecchio Lenin. Ebbene ciò che è accaduto in Afghanistan rappresenta, dicevo, la prova non soltanto che l’imperialismo dell’americanosfera non è in grado di risolvere i conteziosi e i drammi che innervano il mondo ma al contrario è prova che quando gli Stati Uniti intervengono generano situazioni anche peggiori dei mali, reali o presunti, a cui vorrebbero porre rimedio.
Tutti ricordiamo indelebilmente le scene della Libia di Gheddafi, il dittatore sanguinario contro il quale agirono gli Stati Uniti e le loro colonie senza anima con l’obiettivo che deposto, anzi ucciso Gheddafi, non scaturì il paradiso in Libia, al contrario venne l’inferno. Inferno per altro riconosciuto dagli stessi che oggi sono lì pronti a condannarlo proprio quando ai tempi di Gheddafi si battevano in prima linea in favore dell’azione imperialistica made in Usa. Mutatis Mutandis qualcosa di analogo sembra accadere ora in Afghanistan dove alla fine si ritorna ai talebani. Ebbene proprio i talebani vengono a prendere il potere quasi accolti dalla popolazione locale che non ne può più letteralmente di anni di malgoverno ed inferno locale. Insomma è la prova provante che l’imperialismo made in Usa, con i suoi bombardamenti etici e con i suoi embarghi terapeutici, non produce affatto pace e democrazia, al contrario scatena inferni e situazioni dannate.
La situazione post 1989, non mi stanco di ribadirlo, è molto limpidamente così descrivibile: vi è ogni volta nella narrazione ufficiale gestita dai manipolatori del discorso lo stato canaglia, o sia quello che non si piega alla globalizzazione cioè all’americanizzazione del mondo, c’è il nuovo Hitler identificato di volta in volta con Saddam, con Gheddafi o con Putin, vi è il popolo unificato che vorrebbe liberarsi dal dittatore ma non vi riesce, dulcis in fondo vi è l’intervento dell’imperialismo etico con diritti umani utilizzati a mo’ di foglia di fico che interviene a liberare il paese in questione cioè ne favorisce il transito sotto il dominio imperialistico della monarchia del dollaro e la civiltà dell’hamburger. Questo è accaduto secondo il copione ormai noto a tutti, copione che prova a far valere come democrazia, pace e diritti ciò che in realtà andrebbe chiamato e combattuto con il nome d’ imperialismo della globalizzazione. La globalizzazione è in effetti una forma di imperialismo, l’imperialismo con cui gli Stati Uniti d’America e le loro colonie dopo il 1989 provano a sottomettere il mondo interno, anche quelle parti che fino 1989 per una ragione o un’altra non erano interne al blocco unico del capitalismo a stelle strisce.
RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro