Chissà Ippocrate e Galeno che cosa avrebbero detto di un morbo che in quanto asintomatici, cioè portatori sani, a rigore non abbiamo e che tuttavia possiamo trasmettere a chi, sottopostosi al siero sempre laudando, dovrebbe esserne ragionevolmente immune.
Mi rivolgo allora a uomini e donne liberi che ancora abbiano il coraggio e l’onestà di pensare con la propria testa. Fermatevi un istante e ponetevi seriamente una domanda e riflettete per un minuto in silenzio.
A cosa serve realmente la tessera verde se anche i benedetti del sempre laudando siero si contagiano e finiscono in ospedale? Mentre sto svolgendo queste pacate considerazioni, leggo che Landini apre al green pass, Corriere della Sera.
Leggo ancora che Feltri lo ritiene indispensabile, Libero Quotidiano.
Leggo ancora che l’austero virologo meneghino Pregliasco propone le vaccinazioni a partire dai due anni in su, La Repubblica. La mia tesi sulla tessera verde già la conoscete.
In sintesi si tratta di una misura politica ed ideologica, non medico scientifica, una misura che come tutte le altre con cui siamo entrati in contatto da un anno e mezzo a questa parte occulta la propria portata sociale e politica dietro l’apparentemente neutro discorso del medico. Voglio tuttavia pacatamente sollevare una domanda, a mo’ di riflessione critica. Non una certezza granitica, ma una socratica problematizzazione della realtà.
Sappiamo che nei giovani e ancor più nei giovanissimi il Coronavirus tende a manifestarsi nella massima parte dei casi in forma asintomatica, sappiamo altresì che in questo genere di soggetti, allorché si manifesta in forma asintomatica, lo fa in forme lievi che solo in percentuali davvero basse culminano, nei casi non sintomatici, nelle terapie intensive e financo nella morte. È un tema per cui per altro si è insistito a più riprese fin dal cominciamento dell’emergenza epidemiologica. Ora noi sappiamo inconfutabilmente che la variante Delta circola anche, in misura niente affatto trascurabile, tra i benedetti del sempre laudando siero.
Detto altrimenti anche i benedetti si contagiano, contagiano e se non giovanissimi finiscono in ospedale e terapia intensiva. Significa che, come anche ribadito dall’insigne dottor Fauci, il siero non frena i contagi. Ma se come dicevamo nei giovani i contagi raramente danno luogo ad ospedalizzazioni e all’utilizzo delle terapie intensive, a che serve di grazia e concretamene sottoporli in maniera forzata, magari con il ricatto della tessera verde alla benedizione di massa? Sul piano sanitario pare un puro no sequitur, alla luce di quanto detto.
Se poi leggiamo il bugiardino dei vaccini scopriamo un elemento che non possiamo dispensarci dall’esaminare seriamente. Così leggiamo testualmente sul vaccino Pfizer: “Per confermare l’efficacia e la sicurezza, il titolare dell’autorizzazione all’inserimento in commercio deve fornire la relazione finale sullo studio clinico”. Al lato dell’affermazione appena detta, leggiamo dicembre 2023. Con tutta evidenza ciò significa che fino al 2023 il vaccino sarà una terapia sperimentale dagli esiti futuri incerti. Allora la domanda che pongo è la seguente.
Per quale ragione di preciso, sul piano medico e non più su quello puramente ideologico-politico stiamo sottoponendo le nuove generazioni al rituale della benedizione di massa? È una domanda doverosa. Intanto in tutta Italia stanno di nuovo riempendosi le piazze di cittadini e cittadine che protestano vibratamente contro l’infame tessera verde e lo fanno per rivendicare diritti, libertà e democrazia contro il ritorno della discriminazione a norma di legge in Europa, perché questo è in effetti il punto nodale della tessera verde.
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