Finisce in modo tutto sommato indolore, visto che il mercato della Roma prosegue e per l’attacco si aspettano notizie importanti già in queste ore.
Ma al tempo stesso è un epilogo mesto e malinconico, che in un certo senso fa sbiadire tutte le impuntature per restare delle “puntate” precedenti. E in tanti ora stanno pensando che sarebbe dovuta terminare prima, l’avventura in giallorosso di Edin Dzeko, il cui apporto aveva contribuito alla vittoria in ogni club in cui precedentemente aveva militato e alla Roma no, perché è un dato di fatto, anche se non un demerito personale, visto la qualità che lui ha messo a disposizione della fase offensiva, al di là della percentuale realizzativa.
Parlando di livello tecnico, se ne va uno dei primi cinque attaccanti della storia romanista. Gli altri quattro nomi sono opinabili a seconda dei gusti di ognuno ma, parlando di fondamentali, noi diremmo Pruzzo, Voeller, Montella, Ghiggia; resta fuori gente del calibro di Batistuta, Balbo, Prati, magari più autenticamente centravanti ma non con i piedi di Dzeko.
Doveva andar via prima, ripetiamo, visto come si consuma ora la separazione? Forse sì, in assoluto, senza tirar dentro al discorso il lavoro di Mourinho in queste settimane perché tutti sapevano che la possibilità sarebbe esistita fino all’ultima finestra di mercato utile.
260 presenze, 119 gol: la storia della Roma lo annovera come una delle figurine più importanti, anche perché ha avuto con la città (ancor più che con la tifoseria) un legame destinato a restare negli anni a venire.
È che in un modo o nell’altro il finale poteva essere più degno e più decoroso il commiato presso i tifosi, ma stiamo vedendo ovunque partenze frettolose e armadietti svuotati in fretta e furia.
Paolo Marcacci