Roma Capitale, un sogno chiamato stadio. Da anni ormai si sente parlare, con alterne vicende anche giudiziarie, della realizzazione dei nuovi impianti per le due squadre della città eterna.
In casa giallorossa, dopo il passaggio di testimone da Pallotta ai Friedkin, è stata definitivamente accantonata l’opzione Tor di Valle. Una autentica Via Crucis che, di fatto, ha provocato soltanto criticità e perdita di tempo.
D’altro canto la Lazio, con il patron Lotito in prima linea, spesso ha rivendicato la volontà e l’intenzione di regalare ai tifosi una nuova casa biancoceleste. L’idea di una riqualificazione dell’area del vecchio Flaminio stuzzica, e non poco, i pensieri della dirigenza di Formello. Staremo a vedere cosa accadrà.
Sulla vicenda abbiamo chiesto lumi al Prof. Enrico Michetti, candidato a Sindaco di Roma Capitale, che ha fornito tutte le indicazioni del caso
Quali possono essere le aree giuste per l’edificazione di uno stadio della Roma?
“Le aree potrebbero essere molteplici, però per quanto riguarda l’amministrazione pubblica al Sindaco quello che gli potrebbe interessare è riqualificare un’area. Se proprio dovessimo scegliere un’area, ad esempio quella del Gazometro e dei mercati generali potrebbero essere particolarmente evocate anche perché sono molto vicine alla tradizione. In quella prossimità nasce la Roma testaccina, è lì che c’è probabilmente la parte più corale della città. Lì c’è la possibilità di realizzare l’impianto“.
Quale sarebbe l’Iter da rispettare?
“Innanzitutto c’è l’idea. L’idea deve essere presentata all’ente locale dal proponente. E’ chiaro che tra le parti dovrebbe intercorrere una conversazione per capire se quell’area può essere utile o meno all’ente locale. Il proponente è colui che presenta due documenti essenziali. Prima di tutto c’è il documento preliminare di fattibilità, una sorta di progetto preliminare in cui si rappresenta l’idea. Diciamo che si presenta un progetto tra il preliminare e il definitivo, che ha una sua forma, un suo sviluppo, una sua perimetrazione, una sua cubatura, una sua volumetria. Poi, accanto, si presenta un documento di sostenibilità economica dell’impresa. Quindi ci sono i costi di gestione, manutenzione, approvvigionamento, regime ed eventualmente gli utili.
Poi anche la migliore idea, per essere cantierabile, deve essere tecnicamente possibile. Tutti gli attori della pubblica amministrazione che hanno un ruolo in quell’ambito debbono intervenire per dare il loro assenso. Quindi il Ministero delle Infrastrutture, il Ministero dei Trasporti, la Soprintendenza se ci sono vincoli. Poi vanno chiesti anche i titoli abilitativi per quanto riguarda l’aspetto ambientale, nello specifico la VIA, la VAS, l’AIA. L’istruttoria preliminare deve dire se, in linea di massima, quel progetto è fattibile.
All’esito di questa istruttoria il progetto, a quel punto, passa in Consiglio Comunale per il pubblico interesse. Occorre vedere se il Comune ritiene che quell’opera si inserisca in maniera armonica all’interno del contesto cittadino, costituisca un valore aggiunto, e se ritiene che quell’opera ha già un’area determinata atta ad ospitarla, e se è proporzionata con forme che si attagliano a quel contesto. Certo lo stadio, ad esempio, non può superare in altezza il Gazometro che ormai è considerato una sorta di impianto di archeologia industriale. Queste valutazioni vanno fatte in Conferenza dei servizi. Cosa potremmo dire noi? Nei primi 100 giorni potremmo rilasciare il pubblico interesse sullo stadio“.
Il tema dei trasporti
“In questo contesto, se la Roma facesse soltanto l’impianto, dovrebbe fare anche tutte le opere collegate per quanto riguarda l’ambiente e i trasporti. Immagino che l’area Gazometro necessiterà poi, per la mobilità, di alcune prescrizioni. Queste potrebbero essere un ponte che garantisca facilmente l’afflusso e il deflusso, magari ciclopedonabile verso l’altra sponda del Tevere, andando a collegare i ponti limitrofi. Si potrebbe creare la possibilità di riqualificare l’intero asse trasportistico sulla Ostiense. Queste sono tutte opere che andrebbero a carico del proponente ma nell’interesse, per 365 giorni l’anno, della città“.
Tutti i vantaggi derivanti dalla costruzione della struttura
“Uno stadio di 45mila posti, ad esempio, può prevedere per la realizzazione dai 5 ai 7mila occupati per le maestranze. Stabilmente potrebbe assicurare 3-4mila posti di lavoro tra diretti e indotto. Quindi lo stadio andrebbe ad implementare la viabilità, riqualificherebbe il territorio con un impatto favorevole sul lavoro. Il Comune dovrebbe dunque incoraggiare e favorire nel più breve tempo possibile il progetto, laddove sia realizzabile dal punto di vista tecnico“.
Stesso discorso per il progetto della riqualificazione del Flaminio per la Lazio?
“Stessa identica cosa. Si può utilizzare la medesima procedura. Se ci si porta avanti prima sullo studio l’obiettivo può essere raggiunto allo stesso modo. Nei 30-60 giorni della Conferenza dei servizi si devono attivare gli uffici competenti a rilasciare i titoli abilitativi. In 100 giorni, come per lo stadio della Roma, si può rilasciare il pubblico interesse qualora la scelta ricadesse su un’area romana dove c’è una compatibilità tecnico-urbanistica-edilizia-ambientale-paesaggistica“.
Dopo il pubblico interesse cosa succede?
“A questo punto il progetto comincia ad affinarsi. Perché la Conferenza dei servizi preliminare fornisce prescrizioni. Quindi si apre una seconda Conferenza dei servizi di assoluto dettaglio. Questa si chiama Conferenza dei servizi decisoria. Tale Conferenza decide dal punto di vista tecnico. Per cui il verbale finale, dove approdano tutte le considerazioni di tutti gli enti interessati, mi dice che dal punto di vista tecnico l’opera è approvabile. Lì ci sono tutte le prescrizioni a cui devi ottemperare. A quel punto vengono specificate modalità e tempistiche della realizzazione. La decisione finale però spetta sempre al Consiglio Comunale per ottenere la pubblica utilità. Alla fine del 2022 la Roma, in questo caso, potrebbe iniziare a mettere la prima pietra del suo nuovo stadio“.