Non è scomparsa dal circolo dell’apparire, al contrario è tornata a farsi sentire dacché l’abbiamo sentita sermoneggiare con sempre i soliti argomenti, sempre la stessa visibilità mediatica che l’ha trasformata in una vera e propria stella del firmamento che vengono celebrati dal discorso unico politicamente corretto come emblemi di una narrazione fatta soltanto per garantire lo status quo e la sua conservazione.
Alludo a Greta Thunberg, la piccola scandinava, che viene ormai da tempo celebrata come effige delle lotti ambientali, in quella che ho più volte definito la reductio ad pueritiam della popolazione stessa che viene abbassata al livello di una giovane ragazzina, che proprio perché giovane non può essere criticata, guai a criticare Greta Thunberg, significa commettere il reato di lesa maestà, significa attaccare l’inattaccabile. A Milano ha sermoneggiato ancora una volta Greta, ovazione dei potenti nazionali ed internazionali all’unisono.
Ricordiamo ancora quando le stringevano la mano facendo a gara. Sono le proteste ideali, quelle che piacciono al potere e non scalfiscono gli asimmetrici rapporti di forza. Se, come va ripetendo il discorso della piccola Greta Thunberg, tutti sono responsabili allora nessuno lo è. Non ci sono nomi di protagonisti e di padroni, siamo tutti colpevoli se il clima va peggiorando, anzi i più colpevoli sono supponiamo i lavoratori in coda sul grande raccordo anulare o a Torino o a Milano. Se basta dare una tinteggiata verde al capitalismo non bisogna certo cambiare il modello di sviluppo, si tratta solo di trasformarlo in un capitalismo green. Un cubo rovesciato resta pur sempre un cubo ed è un mutamento solo di prospettiva che non cambia nulla dei rapporti reali.
La trasformazione più gradita al padronato cosmopolitico, quella che finge di cambiare tutto per lasciare in realtà tutto come è. Anziché lottare per il lavoro e contro lo sfruttamento, la battaglia di Greta Thunberg si propone, come nel finale del Candide di Voltaire, di limitarsi al più modesto obiettivo del fare giardinaggio lasciando ancora una volta gli asimmetrici rapporti di forza così come sono, intonsi. Con Greta, la scandinava, finalmente abbiamo una voce scientifica e matura, preparata e con tutti i titoli di studio in regola, mica rozzi populisti e complottisti. Una voce preparata e all’altezza che conosce a fondo la materia e che arringa folle che protestano contro il cambiamento climatico con il volto coperto da cenci monouso che, oltre a gonfiare le tasche già gonfie dei colossi che le producono, contribuiscono ad inquinare quell’ambiente che a parole vorrebbero difendere.
I padroni ancora una volta ringraziano quasi increduli di registrare un così alto livello di subalternità nelle masse nazionali popolari che tutto l’interesse avrebbero ad adoperarsi con zelo per rovesciare i rapporti di forza e invece subiscono, preferendo fare giardinaggio guidati dalla piccola scandinava Greta.
RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro