“La salute prima di tutto”, ma intanto la sanità pubblica affonda: è così difficile da capire?

Come sapete io mi occupo di filosofia e il filosofo fin dalle sue origini non fa che questionare della realtà fenomenica, cioè delle cose come appaiono. Il filosofo non si accontenta delle cose come appaiono prima facie ma cerca la radice profonda del loro apparire e dunque va alla ricerca delle cause. Come dice Aristotele nella Metafisica il filosofo nasce perché cerca di sfuggire all’ignoranza, è meravigliato dell’esistenza delle cose intorno a lui ed è animato dalla volontà di scoprire le cause. Lasciate dunque che provi filosoficamente a ragionare su tutto ciò che sta accadendo intorno a noi.

Da un anno e mezzo vanno ripetendo a tambur battente che stanno facendo tutto per la nostra salute.

Ecco allora che il filosofo a questo punto pone una duplice pacatissima domanda.
Primo punto: perché se la salute è così importante hanno così spietatamente tagliato la sanità pubblica nei trent’anni precedenti? Perché di conseguenza se la salute è così importante dei fondi destinati all’Italia dal Recovery Fund la fetta più piccola è quella destinata alla sanità?
Seconda domanda: perché un malato fatica tanto a prenotare esami, visite e accertamenti, vedendosi assai spesso slittare le prenotazioni anche di mesi e poi si vanno a stanare, secondo un orrendo lessico oggi in auge, con tanta enfasi, coloro i quali sono semplicemente sani anche se ridefiniti malati asintomatici?
Il malato asintomatico è una categoria ossimorica. E’ il modo con cui si è scelto di far passare per malati quelli che fino al 2019 erano considerati in termini tecnici “portatori sani”.
Diciamolo apertamente, ciascuno di noi è portatore sano di un’infinita di varietà di virus e batteri, nondimeno è un soggetto sano. Ebbene se tutti siamo malati asintomatici potenziali, ciò vuol dire che nessuno di noi è sano se non forse nelle 48 ore coperte dal tampone. Ciò significa che non esiste più la società dei cittadini con diritti e doveri, esiste soltanto una grande clinica di malati che devono di necessità e senza esclusione essere sottoposti a trattamenti medici prescritti dai solerti camici bianchi.

Allora il filosofo, che ama le domande ed è amante della verità, domanda placidamente: siamo davvero sicuri che sia soltanto un’emergenza medico-sanitaria o non dobbiamo forse cominciare ad immaginare che si tratti anche di un enorme laboratorio di edificazione di nuovi paesaggi sociali, politici ed economici per l’avvenire?
Nuovi laboratori che vengono scolpendosi proprio sul fondamento di una nuova razionalità politica, economica e sociale resa possibile dall’emergenza come metodo di governo. L’emergenza, ciò che rende possibile questa riorganizzazione totale e totalitaria della società, è già da tempo la nuova normalità come abbiamo più volte detto. Ragionando in termini filosofici dobbiamo andare al di là della fenomenicità del discorso medico-scientifico, dell’ideologia medico-scientifico direbbe Marx, per scoprire come sottesa ad essa vi è una riorganizzazione totale e totalitaria della società che usa l’emergenza come metodo di governo.

RadioAttività lampi del pensiero con Diego Fusaro