“Un punto guadagnato, allora, visto quello che ha esibito l’Inter ma resta un punto dopo due partite e con la coscienza niente affatto tranquilla”
Sembrava di essere tornati ai favolosi anni sessanta, una italiana in difesa, qualche contropiede, un paio di “quasi gol” e tanta, troppa sofferenza con i narcisi dello Shaktar che hanno bruciato almeno mezza ozzina di occasioni per fare il colpo della vita. Bene De Zerbi, male Inzaghi che non ha capito nulla o poco di quello che stava accadendo in campo, soprattutto nella zona mediana là dove Barella e Vecino erano alla ricerca degli avversari senza mai individuarne uno e sugli esterni l’olandese Dumfries ha mostrato clamorosi limiti di personalità e di intelligenza tattica soprattutto in fase difensiva.
Non vi dico poi di Di Marco che mai è entrato in partita, forse emozionato o più semplicemente limitato. Le due punte non hanno toccato palloni, Dzeko ha avuto una occasione l’ha calciata nel cielo di Kiev, Lautaro è stato un fantasma, meglio di lui, nei dieci minuti finali il compatriota Correa ma la squadra ha denunciato una involuzione atletica e tattica impressionanti. Soltanto Skriniar è stato degno della Champions, ha salvato da solo tre o quattro situazioni critiche. Un punto guadagnato, allora, visto quello che ha esibito l’Inter ma resta un punto dopo due partite e con la coscienza niente affatto tranquilla, perché l’Europa sembra di nuovo maligna come lo era stata per Conte.
Tony Damascelli