Una sperimentazione innaturale quella che potrebbe presto essere messa in atto a Verona, dove venti cuccioli di Beagle sono arrivati direttamente dalla Francia e all’interno dell’Aptuit, centro sperimentale farmaceutico. Proprio lì i cuccioli di cane verranno utilizzati come vere e proprie cavie per sperimentazione di farmaci e medicinali.
Una notizia, diffusa dalla fine di settembre, quando i venti cuccioli sono arrivati in Italia, che ha scatenato le proteste delle associazioni animaliste e non solo. I cuccioli di Beagle, infatti, andranno in contro a vivisezione: una pratica che in Italia è consentita nonostante una legge vieti espressamente l’allevamento sul territorio nazionale per sperimentale animale. Una contraddizione, quella all’interno della legge stessa, in quanto gli animali possono arrivare dall’esterno ed essere utilizzati come cavie. Riccardo Manca, vicepresidente di ‘Animalisti italiani’, ne ha parlato insieme a Francesca Del Santo – di cui abbiamo raccontato la storia – e Fabio Duranti.
Riccardo Manca: “Così ci battiamo per i cuccioli di Beagle destinati alla vivisezione”
Beagle
“Sta succedendo in Italia quello che era già successo a Brescia nove anni fa. Oggi a Verona sono stati fatti venire dall’estero venti cuccioli di Beagle che verranno sottoposti a vivisezione. Dolore, tortura, esperimenti e poi la morte. In Italia è vietato l’allevamento di cani, primati e gatti di sul territorio nazionale, ma possono far venire animali dall’esterno. Lo stesso è avvenuto anche per i Macachi di Parma. Questi cuccioli di Beagle saranno destinati a test tossicologici e immunologici altamente invasivi. La pratica della vivisezione non è stata inserita nella legge. Dal mese di settembre stiamo facendo delle manifestazioni. Come animalisti italiani abbiamo scritto alla dirigenza di Aptuit e al comune di Verona, che è assolutamente animalista. Il comune ci ha appoggiato in pieno. Abbiamo fatto richiesta alla dirigenza di Aptuit di consegnarci i cuccioli di Beagle: ce ne prenderemmo cura noi”.
La vivisezione
“La vivisezione è una pratica ottocentesca, mai validata. Un errore metodologico. La ricerca biomedica è arrivata ad un punto di non ritorno. O si cambiano i paradigmi o ci sarà poco da fare. Il problema è nei fondi. Se noi prendiamo 100, 95 sono destinati dalla ricerca medica con utilizzo di animali e solo 5 a metodi sostitutivi. Abbiamo bisogno di rivedere a 360° il nostro rapporto con la natura e con gli animali. Abbiamo chiesto confronti anche a livello scientifico e si sono rifiutati. La scienza è anche confronto: prendiamo coscienza del fatto che non ci possiamo permettere di sfruttare gli animali”.
La Battaglia
“Questa è una battaglia di civiltà e libertà. Noi oggi con queste limitazioni stiamo provando sulla nostra pelle ciò che noi, con le nostre scelte di vita, imponiamo ad altri esseri. La nostra arroganza ci porta a non considerare la vita di chi è diverso da noi”.
“La prossima iniziativa sarà il 12 novembre a Verona. Ci sarà un altro corteo nazionale. Stiamo facendo pressione sull’azienda affinché ci mostri le autorizzazioni ministeriali che servono per fare dei test su cani Beagle. Noi ci auguriamo che quelle autorizzazioni non esistano. In quel caso sarebbero costretti a sospendere”.
Francesca Del Santo: “La vera scienza non esiste più”
“La scienza non parla più col confronto, col dibattito. Ognuno portava la sua opera e il suo contributo. In base ai risultati e ai dati clinici si traevano le conclusioni. Non si usciva dalla stanza fino a quando non si trovava un punto comune. Non c’è più un punto in comune, anche sulla vivisezione.
I primi interventi di cheratotomia radiale, fatti sull’essere umano, a cui io mi sono sottoposta, sono stati fallimentari: hanno accecato migliaia di persone. Si erano esercitati sui conigli ma noi siamo diversi. Non c’è nessun fondamento scientifico. Sui bugiardini dei farmaci ci sono scritte una serie di controindicazioni.
Già tra persone siamo diversi, ognuno è unico e irripetibile. La risposta del farmaco può essere diversa, figuriamoci se uso un altro essere vivente che è diverso da me”.