Dite addio alla vostra privacy: arriva il sotterfugio sullo smart working per entrarci in casa

Una delle tesi da cui ho insistito fin da quando si è inteso che l’emergenza epidemiologica corrispondeva ad un preciso metodo di governo, ad una precisa nuova razionalità politica, è che alla normalità in senso pieno mai si sarebbe più tornati. Già nel marzo 2020, non appena iniziata l’emergenza i padroni dell’informazione ci suggerivano che quella era la “nuova normalità”.

In effetti possiamo anche analogicamente ragionare sul fatto che negli ultimi 20 anni tutte le misure di emergenza che sono subentrate per fronteggiare uno stato emergenziale hanno poi presto o tardi presentato la tendenza a sedimentarsi in nuova normalità. Penso a tal riguardo alle misure di controllo negli aeroporti subentrate nell’emergenza 2021. A venti anni di distanza ci troviamo ancora con quelle misure emergenziali cristallizzatesi in nuova normalità.

Di tutte le nuove misure subentrate con l’emergenza epidemiologica quella dello smart-working sia una di quelle destinate a mutarsi in nuova normalità. Sullo smart-working non mi dilungo oltre in senso stretto, ho precisato come lo smart-working rappresenti l’ennesima vittoria dei gruppi dominanti ottenuta dietro la vernice di una emergenza epidemiologica neutra che non patteggia per nessuno e arriva sempre a rinsaldare i gruppi dominanti. Lo smart-working infatti permette di scaricare sulle spalle del lavoratore i costi che un tempo erano di pertinenza del lavoratore.

Lo smart-working fa venire meno il confine tra tempo della vita e tempo del lavoro, il lavoratore in lavoro agile si trova condannato a rispondere all’email negli orari più impensabili. Lo smart-working annichilisce la distinzione tra luoghi del lavoro e luoghi della vita, l’azienda è insediata nel luogo del proprio abitacolo quotidiano e poi viene meno, grazie alla solitudine ottenuto grazie all’atomizzazione coatta, viene meno la possibilità stessa di una coscienza di classe.

Vi è un punto degno di attenzione. Tale punto riguarda il fatto che si dica che i lavoratori in smart-working sono meno controllabili, come fare a controllare quelli che il lessico neo-liberale chiama i “furbetti” del cartellino se ormai lavorano da casa? Come fare a controllare i lavoratori in smart-working? Si vede all’orizzonte forse l’ennesima specificazione della società neo-totalitaria, non c’è da stupirsi se preso o tardi verrà introdotta una nuova norma tale per cui anche i lavoratori in smart-working verranno controllati.

Ma controllare i lavoratori in smart-working significherà insediarsi nella loro stessa dimora, spazzare via quell’ultimo residuo inviolabile della vita che coincide con il proprio ambiente domestico, con la propria casa. Siamo passati da una società disciplinare ad una società di controllo. Con il pretesto del lavoro agile il capitale forse riuscirà ad intrufolarsi nelle nostre case e a controllarci coattivamente. Per controllare i lavoratori forse verranno introdotti dispositivi per controllare che i lavoratori facciano il lavoro e non perdano tempo prezioso del Capitale.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro