Vai a spiegare a un marziano a Roma (Flaiano) questa partita. Vai a dirgli perché la Lazio per un’ora non è stata la Lazio. E perché l’Inter, dopo quell’ora, appunto, è andata in cimbali, perdendo l’ordine, la testa e l’incontro. Vai a speigare che razza di arbitro sia stato questo Irrati che passa per essere un mago ma nei dieci minuti finali ha confermato di essere da prepensionamento, nulla capendo della rissa che era scoppiata e distribuendo ammonizioni là dove andavano esibiti soltanto cartellini rossi verso gli interisti che avevano aggredito Felipe Anderson e anche con qualche laziale che continuava a fare il furbo a parole. Tutto per colpa di un contrasto vigoroso tra Leiva e Dimarco, con il difensore dell’Inter stramazzato sul campo di patate che è ormai l’Olimpico e i suoi colleghi che hanno proseguito a giocare fino a quando hanno perso il pallone e il contropiede perfido di Immobile e Felipe Anderson li ha puniti.
E allora è scoppiato il tumulto, i veri disordini di Roma hanno detto i soliti cialtroni. Una volta per tutte, dovrebbe anzi essere messo per iscritto, quando un calciatore resta a terra, dopo un tackle o affine, soltanto l’arbitro può fermare il gioco, qualunque altra iniziativa da baci è Perugina vale soltanto quando non buschi il gol. Basta, dunque, con la manfrina. L’Inter ha buttato via la partita che poteva vincere. Ha sbagliato Inzaghi nei cambi, creando confusione in tutti i reparti e tenendo in campo per oltre un’ora quell’attaccante alla memoria di cognome Dzeko e cambiando l’ordine degli esterni. Di contro Sarri aveva sbagliato la formazione iniziale e il disegno di gioco, non intuendo dopo minuti dieci che sulle fasce l’Inter giocava libera di andare e venire e l’Hysay che tanto nel cuore sta al toscano, ne combinava uno più di mille, rigore compreso. A forza di stare chino sul taccuino, a scrivere la qualunque, Sarri presume di cambiare il volto di questa squadra, la scelta di mandare Luis Alberto in panchina fa parte della sua docenza. Va da sé che la vittoria lo illuminerà di immenso. Totale: tre punti pesanti per la Lazio, zero per i campioni d’Italia che hanno denunciato crisi atletica e nervosa.
Tony Damascelli