“La prima domanda è: perché l’immunità naturale è valutata inferiore rispetto all’immunità da vaccinazione?”. Con queste parole il Dott. Riccardo Ortolani, in collegamento audiovisivo dalla Commissione Affari costituzionali in Senato, evidenzia un’esigenza per lui inderogabile per contrastare definitivamente il Coronavirus: quella di pensare al benessere delle persone e, per benessere, Ortolani intende tener conto anche di altri fattori che, oltre al vaccino, potrebbero aiutare la popolazione a gestire la situazione limitante che – soprattutto dopo il 15 ottobre – saremo costretti a vivere con l’estensione dell’obbligo del Green Pass.
Gli elementi che il Dottore prende in considerazione riguardano in primo luogo l’elemento ‘sicurezza’ che, a detta sua, deve essere funzionale all’immunità e non solo “scopo ultimo” di una campagna vaccinale che, secondo le rilevazioni della Fondazione Gimbe, vede ancora tra i 4 e 5 milioni di lavoratori italiani non vaccinati.
Attraverso una presentazione il Dott. Ortolani ha evidenziato il suo punto di vista in tal senso, ponendo l’attenzione sull’immunizzazione naturale post malattia che, sempre secondo il Dottore, potrebbe essere maggiore rispetto a quella indotta del vaccino stesso.
Ecco l’intervento.
“Spero di portare un piccolo contributo per la ricerca della verità.
Si parla di sicurezza e la si mette al primo posto. E’ diventata la parola d’ordine e vorrei ricollocare la questione: la sicurezza non è lo scopo ultimo ma lo strumento che noi dobbiamo utilizzare in funzione di uno scopo più grande e cioè il benessere delle persone. E la sicurezza è funzionale.
Ogni misura può portare un incremento di bene ma anche una riduzione di bene e inoltre l’entità dei guadagni e dei costi può variare significativamente da persona a persona.
Anche riguardo la vaccinazione nei ragazzi e nei giovani possiamo avere una diversità di costo, in termini di questo trattamento, e ho messo anche dei punti di domanda perché c’è una parte che non sappiamo temporalmente e anche perché le persone vaccinate sono ancora in numero inferiore rispetto agli adulti.
La prima domanda è: perché l’immunità naturale è valutata inferiore rispetto all’immunità da vaccinazione? Questa è una valutazione che ovviamente per me non trova un significato e una ragione.
Quindi, se l’immunità della persona che ha fatto l’infezione naturale è maggiore rispetto a quella vaccinata, dobbiamo caricare chi ha fatto la vaccinazione naturale del peso/costo della vaccinazione? Perché la persona che ha fatto l’infezione, attestata da un test sierologico, non viene considerata immune?
Volevo dire di privilegiare le indagini diagnostiche non invasive se non quando c’è una necessità clinica importante.
Concludo dicendo: perché non accettare una ragionevole proporzionalità nelle misure per la sicurezza, accettando un ragionevole rischio nella vita quotidiana?”