I professionisti dell’informazione ci ricascano: farsa in prima pagina per dare addosso alla Brexit

In diverse occasioni mi sono già soffermato con piglio critico sulla espressione palesemente orwelliana di “professionisti dell’informazione”. Tale espressione venne introdotta, fin dall’epifania del Coronavirus, dai gestori delle superstrutture mediatiche e giornalistiche per legittimare il proprio operato e con movimento sinergico per delegittimare ogni voce variamente fuori dal coro, ogni prospettiva disallineata alla violenza simbolica dei gruppi dominanti. I gruppi dominanti detengono infatti non soltanto il monopolio dei mezzi della produzione, ma oltre ad esso il monopolio dei mezzi della comunicazione. Uno dei loro problemi nell’attuale congiuntura sta nel delegittimare aprioristicamente ogni altra fonte dell’informazione, ogni altro possibile luogo di pensiero vagamente divergente dal dettato del pensiero unico politicamente corretto.

A suffragio di questa tesi si consideri, a guisa di vertice insuperato del pensiero unico politicamente corretto e neorwelliano, quanto apparso in questi giorni sul rotocalco turbomondialista La Repubblica. Quest’ultimo quotidiano già da tempo attestatosi come principale riferimento del padronato cosmopolitico a tal punto che noi la definiamo senza ambagi la voce del padrone, la gran cassa del nuovo Leviatano tecno-sanitario. Così dice La Repubblica a proposito della Brexit, ossia di quell’ultimo tentativo dei popoli d’Europa di reagire al sempre più iniquo e sempre più asimmetrico ordine neo-liberale. Così dice Repubblica: “I disagi degli italiani dopo la Brexit. Non si trova più nemmeno l’acqua. Ascoltando le voci di chi vive in Inghilterra da anni si capisce che la Brexit ha portato molti problemi”. Ovviamente non si fa motto dei possibili vantaggi che suddetta Brexit ha introdotto per il popolo inglese. Si tratta sempre e solo degli svantaggi. Del resto la narrazione egemonica, già prima della Brexit, immaginava che sarebbero giunte le cavallette, che si sarebbe prodotto uno scenario di sciagura se l’Inghilterra qualora avesse osato abbandonare i perimetri blindati dell’Unione europea.

Noi sappiamo che, ce ne hanno dato variamente informazione testate non allineate e talvolta anche i professionisti dell’informazione non hanno potuto tacere tali notizie, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea ha recato al popolo inglese numerosi vantaggi sul piano economico, anzi da più parti si è parlato di ripresa dell’economia. Il fatto che ora il rotocalco turbomondialista La Repubblica, con esso i principali professioni dell’informazione, tratteggino uno scenario in termini neo-orwelliani in cui addirittura “manca l’acqua” in Inghilterra è indicativo di come i professionisti dell’informazione siano professionisti nel far diventare favola il mondo reale, se volessimo esprimerci con Nietzsche. Dobbiamo prendere sempre più apertamente congedo dalla narrazione mainstream, dai professionisti dell’informazione, a partire dallo stesso termine che hanno scelto per definirsi “professionisti dell’informazione”. Davvero chiediamoci, mai espressione fu più goffamente e pomposamente orwelliana?

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro