“La Lazio senza una punta di riferimento ha esaltato la terza linea bianconera che aveva perso Danilo per infortunio costringendo Allegri a risistemare la squadra sulla fascia destra, arretrando Cuadrado e azzardando Kuluseveski che resta un’idea e mai una sostanza”
Due rigori ma nessuna interrogazione parlamentare, dibattito o zuffa pubblica, la Juventus ha vinto giocando la migliore partita della stagione, non ci voleva molto ma lo ha fatto su un campo minato, approfittando dell’assenza di Immobile così la Lazio si è ritrovata senza sangue e senza giuoco in attacco, mai un tiro in porta sono un segnale cattivo per Sarri che alla guida del Napoli, dopo l’infortunio di Milik, si era inventato Mertens centravanti, più o meno falso ma comunque uomo gol micidiale.
Non lo è stato Pedro, in condizione precaria, quando è entrato Muriqi si è capito, se qualcuno non se ne fosse ancora accorto, della pochezza assoluta di questo attaccante che è appunto un falso nove ma nel senso niente affatto tattico. La Lazio senza una punta di riferimento ha esaltato la terza linea bianconera che aveva perso Danilo per infortunio costringendo Allegri a risistemare la squadra sulla fascia destra, arretrando Cuadrado e azzardando Kuluseveski che resta un’idea e mai una sostanza. Ferocissima la prova di Chiesa sul quale, l’uscita prima e l’entrata dopo di Reina è da studio psicanalistico, così come l’inutile intervento di Cataldi su Morata.
La Lazio non può alzare la voce contro l’arbitro che non ha influenzato il risultato, il nervosismo del gruppo biancazzurro si spiega con il fatto che la squadra e l’ambiente avevano forse ritenuto di poter sfruttare la mediocrità dell’ultima Juventus. Così non è stato, Bonucci non è Jorginho e ha realizzato, senza folklore, i due rigori, il football vive anche di episodi ma il riassunto di questa partita deve fare riflettere Sarri e non esaltare Allegri. Da oggi hanno gli stessi punti in classifica ma la storia deve ancora incominciare.
Tony Damascelli