Al bando cortei e manifestazioni: ecco il divieto che sancisce la fine della nostra libertà

L’inimmaginabile ancora una volta è stato reso prima plausibile, poi giusto e infine inevitabile. L’inimmaginabile in questione riguarda il divieto di cortei e di manifestazioni di piazza. Si tratta di un vecchio sogno di ogni regime autoritario, dunque anche del nuovo assetto bio-politico del neoliberismo ridefinito come leviatano tecno-sanitario o anche come golpe globale. Da tempo infatti che il nuovo metodo di governo delle cose e delle persone, quello che usa l’emergenza come fondamento della nuova razionalità sociopolitica in chiave verticistica si adopera per limitare le piazze, i cortei e in generale il diritto di assemblea.

Quel diritto di assemblea che il nostro ordinamento riconosce nella costituzione all’art. 17. Il teorema che portò al famigerato e squallido divieto di assembramento è sempre lo stesso: i legami sociali favoriscono i focolai, ergo occorre limitarli negando principalmente assemblee ed incontri pubblici.

Se ci tolgono financo il diritto di radunarci, di fare politica, di fare cortei nelle piazze, lo fanno per il nostro bene dunque per proteggere la nostra vita messa in pericolo dal nemico invisibile. Si tratta, voglio ribadirlo, di un regime protettivo che se rimuove libertà e diritti lo fa a fin di bene. Le ragioni medico-scientifiche offrirono da subito un ottimo argomento per giustificare la svolta autoritaria in atto in seno al nuovo capitalismo terapeutico.

Adesso, dulcis in fundo, arriva il divieto di manifestare contro l’infame tessera verde della vergogna, del controllo bio-politico totale e totalitario e della discriminazione a norma di legge. Già dopo la piazza infiltrata di Roma, si ebbe questo sentore. L’euroinomane Mario Draghi, ex Goldman Sachs, ex governatore BCE, lo disse apertamente: bisognerà limitare i cortei in nome dell’ordine e della salute pubblica.

Proprio ora in Pizza Unità a Trieste, epicentro delle proteste contro l’infame tessera verde, saranno vietate le manifestazioni fino al 31 dicembre 2021. “Comprimere la libertà di manifestare” queste le parole attribuite al prefetto dal Il Messaggero in data 1 novembre 2021. Non sfugga il significato profondo di queste parole dove effettivamente emerge al di là del vitreo teatro della narrazione medico-scientifico la ratio politica profonda: comprimere la libertà di manifestare.

Dovrebbe essere chiaro allora cosa sta accadendo non solo in Italia ma su scala planetaria se è vero come è vero che si tratta di un golpe globale interno al modo capitalistico della produzione. Chissà se ora qualcuno inizierà davvero gradualmente a ridestarsi dal sonno dogmatico e magari anche a compiere l’esodo dal lockdown cognitivo nel quale ancora i più sono putroppo sospesi

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