È giovevole talvolta dare anche qualche nota di speranza, di modo che il pessimismo della ragione non trapassi anche nel pessimismo della volontà. Secondo la nota formula gramsciana occorre tenere in equilibrio il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà. Che ci sia un pessimismo della ragione è evidente alla luce di ciò che da due anni sta accadendo, con il precipitare dell’ordine dominante che si è mutato in leviatano tecno-sanitario. Ciò non deve costituire un argomento per l’ammutolimento per la speranza militante e la volontà di cambiamento.
Si consideri allora ciò che è accaduto lo scorso sabato a Milano, ove si sono dati in convegno migliaia di donne e di uomini per dire ‘no’ all’infame tessera verde. Non chiamiamolo Green Pass giacché significa legittimarlo, chiamiamola infame tessera verde della discriminazione a norma di legge e del controllo bio-politico totale e totalitario. La tessera verde infame è il nuovo documento di identificazione dei sudditi del terrifico leviatano tecno-sanitario. Ed è anche per questo che sabato scorso a Milano migliaia di donne e di uomini si sono dati appuntamento in un luogo simbolico, l’arco della pace, dove hanno espresso le loro ragioni di dissenso riguardo la tessera verde e riguardo il leviatano che con la sua postura gladiatoria e terrifica da due anni a questa parte sta requisendo le libertà e i diritti fondamentali asserendo che ciò è giustificato in ragione dell’emergenza e dunque volto a proteggere la sicurezza di tutti.
Si è segnalata peraltro la presenza del nipote di Kennedy, che dimostra come si possano dare feconde alleanze trasversali a prescindere dal Paese d’origine delle persone. Gli Stati Uniti d’America, la monarchia del dollaro, sono la fucina di nuovi assetti di produzione del leviatano tecno-sanitario. Tuttavia è possibile che maturino forme di opposizione come è stato testimoniato da chi era in piazza a Milano sabato e da Kennedy, che continua la sua battaglia imperterrita contro il leviatano tecno-sanitario.
Come previsto, sempre più persone si stanno svegliando dal sonno dogmatico o dal lockdown cognitivo, cosicché la reazione del potere diverrà sempre più repressiva e autoritaria, sul modello di ciò che abbiamo visto a Trieste con la polizia che sparava acqua sui manifestanti pacifici e inermi.
Le libertà e i diritti sequestrati – di questo stanno acquisendo coscienza i più – non verranno restituiti, anzi, andranno riconquistati mediante mobilitazioni e la riorganizzazione sempre crescente del dissenso.
È chiaro che ci troviamo di fronte ad un’organizzazione autoritaria che usa l’emergenza come metodo di Governo. “Solo una crisi reale o percepita produce un vero cambiamento. Quando quella crisi si verifica, le azioni intraprese dipendono dalle idee che circolano finché il politicamente impossibile diventa politicamente inevitabile” diceva Milton Friedman.
Ecco dunque spiegata la funzione dell’emergenza epidemica. Occorre uscire dal lockdown cognitivo e capire questo plesso teorico fondamentale. Ciò che stiamo vivendo non è una semplice emergenza sanitaria ma sono i laboratori di produzione dei nuovi assetti politici ed economici che necessitano dell’emergenza e della crisi come metodo di governo gestito ad arte dal blocco neoliberale oligarchico.
Per questo è importante che si diano sempre più manifestazioni di dissenso nelle piazze in modo che sempre più prenda forma un’opposizione ragionata, pacifica e democratica al terrifico leviatano tecno-sanitario.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro