È sotto gli occhi di tutti il processo di normalizzazione integrale della Lega di Matteo Salvini, forse ormai da chiamare la Lega di Giorgetti. In sostanza fin dal 2019 quando scelse inopportunamente di far cadere il governo giallo-verde, il laboratorio populista e sovranista unico nel suo genere, la Lega iniziò la via che la portò al proprio declino. Salvini iniziò fin dal Papeete a brillare come stella morta. Da quel momento principiò la parabola involutiva e decadente della Lega, sempre più organica al rapporto di forza mercatista e liberista, sempre più dimentica dei propri valori iniziali di sovranità anti-europeista e a difesa delle identità.
Vero è che il tragitto della Lega fin dalla sua fondazione è niente affatto lineare se si considera che l’autonomia e il separatismo dell’immaginata Padania erano il non plus-ultra dell’identitarismo anti-sovrano della Lega che poi si riscoprì partito della sovranità nazionale e ora, dulcis in fundo, diviene partito europeista del “prima gli europei, prima i banchieri”.
Cosa sta accadendo in sostanza? Credo che si possa affermare che Salvini sta uscendo di scena. Lo diciamo alla luce di quello che viene segnalato, ad esempio, da Affaritaliani.it che ci rivela come Salvini sia sul punto di abbandonare: “Lega, Salvini: ‘Se vuoi me ne vado’. L’ira al telefono con il vice Giorgetti”.
Non dimentichiamo le mosse al quanto acrobatiche con le quali Salvini ha provato ad accreditarsi in vano rispetto ai salotti del potere liberal-europeista. Per esempio ha cinguettato in questi giorni in rete: “Complimenti al presidente Draghi per la gestione del G20. Con lui l’Italia ha ritrovato autorevolezza”. Non dimentichiamo che lo stesso Salvini nel 2017 cinguettava ben altrimenti: “L’Euro ci tiene uniti, è irrevocabile- citando Draghi- spiace che un italiano sia complice di chi sta massacrando la nostra economia”. Forse oggi è Salvini ad essere complice di un italiano, Mario Draghi, che sta massacrando la nostra economia.
Aveva ragione forse Ezra Pound quando scriveva che i politicanti sono i camerieri dei banchieri. I politici non cambiano ma semplicemente rivelano il loro reale posizionamento nei diagrammi di forza. Ci sia allora consentito riflettere su questo nuovo riallineamento della Lega su posizioni ormai ortodosse di stile liberal, istituzionali ed europeiste, in un parola “giorgettiane”.
Salvini uscirà di scena, la Lega passerà sotto il saldo controllo di Giorgetti. L’anima sovranista e populista di Salvini verrà espunta e a prevalere sarà in forma definitiva e inequivocabile l’anima neoliberale, atlantista e mercatista. In tal guisa anche la Lega sarà completamente normalizzata a modo di partito ultra-sistemico di completamento dei rapporti di forza realmente dati. A quel punto si potrà dire ancor più di oggi che destra bluette e sinistra fucsia sono l’alternanza senza alternativa, le due braccia del medesimo mostro neo-liberale.
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