Furto a casa Maestrelli. La scorsa notte i ladri hanno fatto il loro ingresso nell’abitazione dell’ex mitico allenatore della Lazio scudettata del 1974 portando via una medaglia raffigurante lo stesso mister in compagnia dell’allora Presidente Lenzini e le firme di tutti i giocatori campioni d’Italia.
Un gesto assolutamente vergognoso che priva familiari e persone care di un oggetto dal valore affettivo inestimabile. Massimo Maestrelli, figlio del compianto tecnico biancoceleste, è intervenuto ai nostri microfoni per lanciare un appello con la genuina speranza di avere di nuovo a disposizione la storica medaglia.
L’occasione è stata ghiotta anche per riavvolgere il nastro dei momenti più belli vissuti in un calcio del passato ormai abbandonato. Un calcio del popolo, un calcio passionale, un calcio vero. Un mondo di campioni e bandiere che apriva senza remore le porte a tifosi, semplici appassionati e giornalisti. Un’epoca lontana e difficilmente riproponibile.
Un dolce ricordo spazzato via dai ladri
“A casa di babbo dove vive mia sorella, che in questo periodo non sta molto bene perché entra ed esce dagli ospedali, quando lei non c’era stanotte sono entrati i ladri. Questa notte io ho dormito male, mi sono svegliato molto presto e avevo strane sensazioni. Sono andato a casa di mio padre e ho visto tutto messo sottosopra. Sono entrato subito nello studio di babbo dove sono conservate tutte le sue foto con la Lazio e la maglietta della Nazionale alle Olimpiadi. Poi c’era un quadro ricordo dello scudetto del ’74 con fondo azzurro, l’aquila e sotto c’era una medaglietta d’oro con l’immagine di profilo di babbo e Lenzini con tutti i nomi dei giocatori intorno. Questo quadro è stato rotto ed è stata tolta la medaglietta e portata via. E’ un grandissimo dispiacere perché non avrò più quella medaglietta. Ogni volta che andavo lì me la guardavo e quando babbo ci passava sotto guardava quel quadro fiero del grande successo. Potevano portarsi via tutta casa ma non quella medaglia“.
La mitica Lazio di Chinaglia e Maestrelli
“Franco Melli ha vissuto quelle splendide cene a casa di babbo con i giornalisti. Ricordo che di primo mattino chiamava Lina comunicando il numero di ospiti e lei si metteva a cucinare per tutti. La sua casa era aperta agli amici. Tutto ciò che babbo diceva durante quelle cene non usciva mai fuori da quelle mura. Lui viveva di sentimenti, di emozioni, di rapporti e di calore“.
L’idea di Massimo Maestrelli
“Oggi sarebbe bello che, una volta a settimana, tutte le squadre aprissero l’impianto per far vedere la partita ai tifosi. All’epoca questo avveniva normalmente. I giocatori durante la settimana in allenamento si caricavano grazie al grande affetto che li circondava. Oggi sembra che tutto sia un segreto di Stato. Babbo diceva sempre che il calcio era una cosa semplice. Sono felice quando penso che Giorgio Chinaglia si trova nella cappella accanto a babbo perché credo che sia la dolce fine di una storia triste vederli uno accanto all’altro“.