Così leggiamo testualmente su un articolo apparso sui blog de Il Fatto Quotidiano: “Il poter finire tutti al buio per un paio di settimane non è una previsione, bensì semplice evidenza sperimentale“.
A partire da queste riflessioni possiamo ragionevolmente sostenere che i lockdown sono la nuova arma nelle mani delle classi dominanti, vale a dire del padronato capitalistico senza frontiere. A tal punto si potrebbe ragionevolmente asserire che il lemma lockdown, ingenuamente presentato come un vocabolo puramente medico-scientifico, è in realtà la parola chiave della filosofia politica a partire dal 2020, ossia da quando fece la sua epifania tragica in relazione all’emergenza epidemica.
Già si parla di lockdown energetici; sappiamo inoltre che l’India ha già fatto un lockdown di tipo climatico per reagire allo smog e non è verosimile diffidare dall’idea che presto potrebbero essercene altri di ordine climatico in Europa: insomma, non è difficile fantasticare sul fatto che accadrà.
La parola “lockdown” rinvia, come sappiamo, al vocabolario carcerario (non a quello medico-scientifico): significa di fatto costringere alla reclusione forzata nelle celle di massima sicurezza. E’ una pratica tecnica che si usa soprattutto in relazione a quei carcerati che hanno osato mostrare atteggiamenti poco consoni e magari inclini alla ribellione.
Per estensione, il lemma “lockdown” dice la nuova tendenza dei gruppi padronali turbocapitalistici organici al blocco oligarchico neoliberale a costringere al confinamento domiciliare coatto le masse nazional-popolari. Proprio in ciò sta la funzione governamentale – direbbe Foucault – dei lockdown.
Il vecchio sogno del potere di paralizzare ogni possibile impeto contestativo, di disinnescare ogni rivolta di piazza, è realizzato: con i lockdown le masse nazional-popolari sono condannate alla quarantena, a stare isolate come atomi nelle proprie dimore, impossibilitate a dar vita alla “social catena” della quale scriveva Leopardi.
la società a venire sarà sempre più plausibilmente una società con lockdown a rocchetto (o a Yo-Yo, che dir si voglia) con masse nazional-popolari umiliate, impoverite, disumanizzate, condannate a una vita ridotta a mera sopravvivenza.
I lockdown svolgono molte funzioni reciprocamente innervate. Servono innanzitutto a dare il senso di una svolta autoritaria e verticistica con cui il potere si arroga il diritto di recludere i cittadini divenuti sudditi senza dignità. Di più, servono palesemente per annichilire i ceti medi e le classi lavoratrici e, per converso, per potenziare i colossi del big tech e dell’e-commerce: insomma, i padroni cinici e spietati del turbocapitalismo apolide sradicato e sradicante.
Ancora, i lockdown servono a dissolvere l’idea stessa di società, prende forma l’esclusione neoliberale dell’altro per decreto. La società diventa rarefatta, composta da solitudini telematiche che astrattamente sono connesse con ogni realtà e con ogni persona, ma che concretamente sono isolate ciascuna nella propria stanza come monaci digitali, come atomi seriali condannati di fatto all’isolamento. E’ il trionfo della raison neoliberale con annessa abolizione, per decreto, del prossimo.
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