È delle recenti e inqualificabili parole pronunciate dal sindaco di Trieste che oggi vorrei parlare. Si tratta di parole inqualificabili che ci segnalano incontrovertibilmente che stanno continuando ad alzare il tiro e che ogni giorno l’ordine del Leviatano tecno-sanitario si fa più repressivo e più verticistico.
Le parole gravissime del sindaco di Trieste non devono passare inosservate. Stupisce davvero che nessuno, per ora, abbia osato prendere posizione contro suddette parole, ampiamente inqualificabili. Il sindaco di Trieste ha detto due cose, egualmente gravi e inaccettabili in una democrazia in senso compiuto: in primis ha sostenuto che di qui fino al 31 dicembre saranno vietate le manifestazioni contro l’infame tessera verde e contro il Leviatano tecno-sanitario nella città di Trieste, cosa gravissima se si considera che la libertà di manifestare e di fare assemblea è garantita dalla carta costituzionale, con buona pace delle decisioni del sindaco triestino.
In secondo luogo, il sindaco di Trieste ha osato definire disertori quanti non siano benedetti con il siero sempre laudando in saecula saeculorum. Le parole hanno un peso specifico, che non deve essere trascurato. Continuando con la già nota metafora bellica, il sindaco di Trieste ha asserito che chi non prende parte alla guerra in quanto disertore viene usualmente messo al muro e sottoposto a fucilazione: “qui non fuciliamo nessuno”, ha aggiunto (bontà sua!), ma la violenza inaccettabile di queste parole resta comunque sotto gli occhi di tutti.
La metafora bellica che da subito è stata ampiamente utilizzata in tutto il mondo per alludere ad una situazione emergenziale che di bellico non aveva nulla trattandosi di un’emergenza sanitaria, rivela ancora una volta la sua funzione: chiunque non segua gli ordine dei sergenti, dei colonnelli, dei militari è, ipso facto, un disertore che potrebbe essere fucilato e che se ciò non viene fatto è solo per la presunta bontà di un sistema che si autoproclama liberale.
“La pazienza è finita”, ha altresì affermato l’austero sindaco triestino, minacciando nuove misure stringenti rivolte soltanto ai “disertori”, secondo la sua infelice formula, cioè colore che non si sono sottoposti al siero sempre benedetto in saecula saeculorum. Queste parole del sindaco di Trieste sono degne di nota, giacché ci segnalano che il processo della finestra di Overton prosegue: d’ora in poi sarà sempre più problematico, quando non direttamente impossibile, scendere in piazza, riunirsi e manifestare pacificamente, come la Costituzione prevede, contro il Leviatano tecnosanitario e l’infame tessera verde. Per curiosità, qualcuno ha ancora dubbi circa il fatto che ci troviamo nel bel mezzo di una riorganizzazione disciplinare e autoritaria del modo della produzione capitalistico?
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