Vaia stronca il bollettino quotidiano ▷ “Farlo ancora è folle”

Una presa di posizione netta quella di Francesco Vaia, direttore dell’Istituto Sanitario Spallanzani di Roma, che in un post su Facebook ha esposto un’idea che ha fatto il giro della rete. “Stop bollettino quotidiano dei positivi. Così com’è ora il bollettino serve solo a disorientare ancora di più, a deprimere, a fuorviarci dalla centralità del problema” ha scritto il medico e dirigente dell’ospedale simbolo della lotta al Covid-19.

Una proposta, quella di Vaia, avanzata per tentare di smorzare l’allarmismo sul tema contagi, che al momento, come spiega lo stesso medico, si attestano ad un numero di molto più basso rispetto allo scorso inverno. Secondo il direttore dello Spallanzani, grande merito è da attribuire ai vaccini, che starebbero aiutando nel contenere i contagi, nonostante la durata sia di soli 5-6 mesi. Proprio per questo la terza dose, secondo il medico, è fondamentale. Ai microfoni di ‘Lavori in Corso’, ne ha parlato così.

Bollettino

“Bollettino? Le registrazioni radiofoniche e televisive ci servono perché sono memoria di quello che è accaduto e detto. Fare memoria di quello che è accaduto è importante. Ho detto più volte che sul Covid ci sono combattute tante battaglie politiche e geopolitiche. Ci sono state tante pressioni. Quella che vedo io è un’esigenza, non mi va di criticare. L’esigenza è quella di trovare sempre più equilibrio, tenendo presente quello che accade. Noi dobbiamo orientare le nostre decisioni, soprattutto della politica e del Governo, rispetto a quello che accade effettivamente”.

Covid 19

“Ma cosa accade oggi? Siamo in inverno, in un periodo in cui classicamente c’è un aumento delle malattie respiratorie e questa è una malattia prevalentemente respiratoria. C’è un aggravamento delle condizioni nelle persone delle comorbidità, come le persone anziane, che anche con l’influenza si aggravano. Tutto questo, unito, alla inderogabile ancora oggi necessità che sia tutto aperto è evidentemente tutto questo fattore si aggiungono ancora a un altro. Quale altro fattore era indeterminabile? Era dietro l’angolo e oggi si è palesato: noi abbiamo un problema ed è quello che da parte delle aziende che si occupa della produzione dei vaccini. Si era detto che questo vaccino aveva copertura di 9-12 mesi invece abbiamo osservato che ha un’efficacia di non più di 5-6 mesi. Io da subito ho 5 mesi. Sono contento che il governo anticipato a 5 mesi. Questo ha portato ad un aumento della contagiosità. Viene meno quella che è un’indispensabile copertura. Perché parliamo di immunità di gregge? Perché se siamo tutti coperti e vaccinati non si contagia nessuno. Se siamo in 4 vaccinati e uno non lo è, quel quinto può essere fonte di contagio. Tutte queste cose, insieme ad una serie di azioni, hanno portato ad un aumento di contagi che ad oggi sono 10mila. Sono numeri ben lontani dall’anno scorso. Non dobbiamo fare il paragone con maggio, è un paragone stupido e fuori dalla realtà. Eravamo tutti quanti all’aperto, eravamo appena usciti dalle chiusure, vivevamo all’aria aperta. Oggi viviamo al chiuso. Il paragone va fatto con l’inverno e siamo lontani alla luce dei dati dell’inverno scorso. Quali sono i parametri che oggi dobbiamo utilizzare? Non certo l’annuncio funereo di quanti positivi abbiamo. In più questi dati sono molto lontani da quelli dei catastrofisti mettevano in campo, parlando di 30-40 mila contagi. Ci stiamo proteggendo ma dobbiamo andare avanti. L’invito è, ieri come oggi, fare la terza dose. Dosi successive? Oggi non ha senso parlarne. Io ritengo che non dobbiamo vedere gli altri Paesi. L’unico modello vere è quello di osservare quello che accade. La via italiana è l’ottimismo razionale. Con tutti i limiti siamo i migliori in Europa”.

Terza dose

“Oggi noi dobbiamo fare la terza dose, poi vedremo. Oggi abbiamo un problema e per proteggere il popolo dobbiamo fare la terza dose, che aumenta la protezione del 96%. Per quanto tempo non lo so, non mi sbilancio. Dopo bisogna solo avere coraggio e fare due azioni: fare in modo che le persone che sono a contatto con il pubblico non restino così. È un problema di rispetto della convivenza civile. E l’altra cosa è che dobbiamo arrivare, senza essere spinti da nessuno interesse, ad una dose annuale di vaccino con un vaccino aggiornato con le varianti in corso. Oggi chi si farebbe un vaccino per l’influenza dell’anno precedente? Nessuno. Dobbiamo fare la stessa cosa con il Covid. Se ci sarà la consapevolezza pubblica, anche grazie ai media, ce la faremo. Abbiamo vari strumenti, come gli anticorpi monoclonali. È assurdo tenere in piedi burocratismi: devono permettere di fare le terapie a casa. Dobbiamo svuotare gli ospedali. Quello che serve è una dose annuale e spero che ci arriveremo tutti”.

Super green pass

“Ieri ho avuto un confronto con il presidente delle regioni, Fedriga. Io sono sempre stato contrario e resto contrario ad azioni di imposizioni. Quello che mi interessa è far capire all’opinione pubblica che ci dobbiamo vaccinare, che il vaccino è efficace. Super Green Pass? Deve decidere la politica. Io penso che la politica debba assumersi il coraggio e la responsabilità di dire che le persone che hanno contatto con il pubblico debbano vaccinarsi. Si rischia di dividerci in guelfi e ghibellini, vax e no vax. A me non piacciono le divisioni, né a favore né contro”.

Contagi dei vaccinati

“Abbiamo già visto che ci sono dei vaccinati che possono essere contagiati per mille motivi. Il vaccino non copre al 100%, magari non si sviluppano gli anticorpi e altre mille motivazioni. È sbagliato chiudere le scuole perché c’è un contagiato. Le scuole, come i luoghi di lavoro, devono essere come gli ospedali. Bisogna fare la stessa cosa degli ospedali. Mettere sotto osservazione la corte stretta della persona contagiata e osservarla. Il fatto che un operatore scolastico abbia contagiato degli alunni può succedere ma dobbiamo guardare i grandi numeri. Il contagio viene quasi sempre dal nucleo familiare. Noi dobbiamo proteggere i più piccoli e li proteggiamo vaccinandoci noi. Andiamo sui numeri della scienza senza inventarci nulla”.