Spuntano documenti inediti sul Mottarone ▷ Ranucci: “Dipendente minacciato denunciò guasto freni”

Sul finire dell’anno continuano le inchieste della redazione di Report. Le indagini giornalistiche di Sigfrido Ranucci mettono sotto inchiesta i meccanismi di sicurezza del sistema della funivie italiane. Sono circa 1700 gli impianti a filo dislocati sul territorio italiano ma come dimostra la redazione di Report, alla luce della recente tragedia del Mottarone, notevoli sono le falle della normativa in materia di sicurezza.

Attraverso documenti e audio inediti nella puntata in onda stasera verrà ricostruita l’intera vicenda del drammatico incidente della funivia del Mottarone dove persero la vita 14 persone. Dalle ricerche dei giornalisti di Report emerge come, due anni prima della tragedia, un dipendente della struttura avesse già denunciato alla proprietà le problematiche sul sistema frenante della cabina numero 3, cabina che sarebbe poi precipitata nel vuoto causando il decesso di 14 innocenti.

Ranucci rivela: “Un ex dipendente delle funivie aveva registrato i colloqui con i suoi capi perché aveva riscontrato sulla cabina 3 i problemi al sistema frenante e aveva fatto una triste profezia: finirà come il Ponte Morandi. Quando il dipendente ha minacciato di mettere nero su bianco le criticità della funivia, la proprietà lo ha minacciato con il licenziamento: “Quelle registrazioni risalgono a due anni prima della tragedia, nel 2019. Lo stato di sicurezza di quegli impianti era il segreto di Pulcinella”

Emerge un quadro di controlli opaco in cui i conflitti d’interesse e i rapporti economici si intersecano causando la scarsa attenzione alla manutenzione degli impianti. La stessa capacità d’ispezione del Ministero è fortemente limitata da un organico ridotto all’osso e numericamente insufficiente per monitorare tutte le strutture a filo italiane: “Esiste un meccanismo che ruota intorno alla manutenzione che fa si che si creino dei cartelli e delle inadempienze perché le ditte prendono per il collo l’ente locale. Tutto ciò ricade sul nostro diritto alla mobilità”