Sono comparse nell’ordine del discorso due espressioni che, a giudizio di chi vi sta parlando, meritano una breve disamina sia pure impressionistica e a volo d’angelo.
Parto dalla prima, quella dell’ex banchiere di Goldman Sachs, l’euroinomane delle brume di Bruxelles, il tecnico dei tencici, l’uomo del Panfilo Britannia, Mario Draghi, il quale si è definito – con espressione francamente ridicola – come “nonno“.
Ordunque, noi possiamo immaginare Mario Draghi sotto molteplici definizioni: quella di nonno effettivamente non era ancora stata immaginata con le sue stesse parole: “Sono un nonno al servizio delle istituzioni“.
Ora, che Mario Draghi sia al servizio delle istituzioni non pare propriamente la formula più pregnante; egli sembra essere soprattutto al servizio dell’interesse del capitalismo finanziario, quindi più che un rappresentante delle istituzioni in quanto tali, un rappresentante nelle istituzioni dell’interesse delle classi dominanti turbocapitalistiche finanziarie.
“Un nonno”. Se questa definizione ha una sua validità possiamo dire che dopo due anni abbondanti di nonnismo subito dalla popolazione italiana, repressa come con lo stivale “che calpesta il volto umano” di cui diceva Orwell, scopriamo anche che c’è il nonno che rivendica a pieno la propria funzione.
L’altra espressione degna di attenzione è quella di qualche giorno addietro del presidente Mattarella, il quale ha testualmente asserito che sta lasciando “un paese unito“. (Sic), “un paese unito”.
Forse quella di Mattarella voleva essere una battuta gravida di humor britannico, e in questo caso sarebbe ampiamente riuscita perché se consideriamo la definizione di Italia come paese oggi unito, essa pare effettivamente straniante. Non è forse vero che l’Italia nel momento attuale sembra dilaniata da un conflitto sempre più simile a una guerra civile?
Non è forse vero che l’Italia oggi è spaccata in due secondo le due fazioni proprie di una guerra civile che vedono contrapposti i benedetti con il santissimo siero sempre laudando in saecula saeculorum e i non benedetti, gli eretici, quelli che la neolingua mercatista appella, ostracizza e diffama con la categoria di no-vax?
La situazione sembra ben lungi dall’essere quella di “un paese unito” come con humor britannico l’ha forse definito Sergio Mattarella.
La situazione sembra, semmai, simile a quella della Sarajevo degli anni ’90, ossia quella di una guerra civile che per fortuna ancora non è culminata nella violenza fisica, ma che ha già visto protagonista sotto più aspetti la violenza verbale e simbolica con tanto di discriminazione apertamente perpetrata ai danni di coloro i quali non abbiamo l’infame, la super infame o anche la mega infame tessera verde, nuova variante sempre più fantozziana fin nel nome.
E’ curioso come i più non si accorgano di questa colossale presa in giro connessa financo ai nomi che vengono scelti per tali misure.
L’espressione di Sergio Mattarella deve essere davvero oggetto di riflessione. Mai come oggi, a giudizio del sottoscritto, l’Italia è un paese diviso, dilaniato dal conflitto e prossimo financo alla guerra civile.
Speriamo che ovviamente tale guerra mai arrivi, tuttavia sembra davvero nell’aria un conflitto apertamente predicato dal circo mediatico e dal clero giornalistico che continuamente diffama e ostracizza chi è privo dell’infame tessera verde e che, come tale, è declassato a cittadino di seconda classe. “E’ da sperare che un giorno tornino nella società“, per dirla con le parole di Mario Draghi: i non tes-sier-ati, ad oggi, non fanno parte della società.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro