Così scriveva Ignazio Silone nel suo capolavoro “Vino e pane”: “La libertà è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, sperimentare e cercare, di dire no ad una qualsiasi autorità letteraria, artistica, filosofica e anche politica”. Alla luce delle lucidissime parole di Ignazio Silone occorre recuperare la capacità di dire di no, di dissentire, semplice e immediata come la semi-rotazione del capo con cui essa si esprime.
Dobbiamo apprendere a dire no di fronte a ciò che è inaccettabile, la fonte originaria del dissenso e del pensare altrimenti. È il gesto fondamentale dello scrivano Bartleby di Melville che usa dire nella narrazione: “I would prefer not to”, formula che si apre in modo cortese e si chiude in modo risoluto e incondizionato. “Preferirei di no” è il modo garbato e franco con cui occorre saper dire no ad un potere che violi le norme fondamentali della dignità umana, come è ciò che sta accadendo da due anni a questa a parte nel quadro del nuovo leviatano tecno-sanitario che dice di voler proteggere la nostra vita e che per fare ciò necessità di una repressione costante del nostro modo di abitare il mondo, reprimendo non soltanto la nostra vita in termini generali ma comprimendo i diritti e le libertà.
L’emergenza perpetua è la nuova normalità e tale nuova normalità si fonda su misure di emergenza, esse stesse perpetue. Dopo due anni di distanza dal cominciamento dell’emergenza occorre domandarsi se sia lo stato d’emergenza ad avere bisogno delle misure d’emergenza o viceversa. Del resto se passa l’idea pericolosa che il potere con l’emergenza possa fare ciò che senza di essa non potrebbe fare viene naturale pensare che il potere possa usare ad hoc l’emergenza stessa.
Leggiamo a questo riguardo come prova della nostra interpretazione dei fatti ciò che scrive Repubblica, rotocalco turbomondialista, a proposito delle nuove regole introdotte con l’arrivo della super infame tessera verde, detta anche Green pass. Se si ha il super green pass, scrive la Repubblica, non ci sono limitazioni alle libertà. Un ritorno alla vita normale tranne che in zona rossa, per cui è previsto un nuovo lockdown per tutti. Il vulnus di tutta la struttura: si torna alla vita normale con la super infame tessera verde solo se non si torna in zona rossa, se dovessimo tornare in zona rossa si tornerebbe al girone infernale dei lockdown.
Anche con la popolazione benedetta con il siero sempre laudando in saecula saeculorum al 100% non si estingue affatto lo yo-yo dei lockdown anzi l’emergenza continua con o senza le benedizioni, del resto alcuni si continuano a far benedire pensando che l’emergenza finirà. In realtà l’emergenza infinita, la nuova normalità, si fonda anche e non secondariamente su cicli di benedizione ininterrotti, potenzialmente infiniti.
RadioAttività, Lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro