C’era una volta il sindacato, il sindacato di classe e conflittuale. Quello che dava davvero rappresentanza ai lavoratori, che dava risultati al movimento operaio e assieme a questi risultati si otteneva il successo per l’intera nazione. Era il sindacato della prestazione sanitaria unica, della scuola media unica, dell’articolo 18, dello Statuto dei lavoratori. Era il sindacato della Cgil. Era il sindacato di Di Vittorio. Era il sindacato degli operai della Fiat. Era un sindacato che davvero rappresentava il mondo dei lavoratori.
Poi è arrivato un altro tipo di sindacato. È cominciato con la linea dell’Eur, è proseguito con la concertazione, col sedere al tavolo delle parti sociali, dei consigli di amministrazione. E alla fine abbiamo questo sindacato, che accetta la legge Fornero con quattro ore di sciopero, che accetta il Jobs act, che accetta la delocalizzazione delle imprese. Un sindacato che non combatte più.
Adesso c’è lo sciopero generale, il 16 dicembre. È una data importante, è importante essere contro questo Governo. Ma per temi davvero importanti come il no al Green Pass, il no alle delocalizzazioni, il no a un Governo che di fatto è della grande finanza. Questo sciopero arriva, però, a tempo mancato. Arriva verso la fine dell’anno, quando la lotta andava iniziata molto molto prima. È comunque un bene che ci sia uno sciopero contro il Governo del banchiere, contro il Governo che viene definito dei migliori, che noi reputiamo peggiori. Però questo sciopero va fatto per l’unità e il rafforzamento dei lavoratori, non certo per salvare la poltrona al signor Landini.
3 Minuti con Marco Rizzo
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