È tornato a sermoneggiare l’immarcescibile Bill Gates, quello che per i giornali più o meno allineati, continua a figurare come un filantropo quando, lo sappiamo benissimo, si tratta di un esponente delle classi dominanti che ha un unico interesse, quello di mantenere l’interesse stesso delle classi dominanti.
Proprio Bill Gates è tornato a farsi vivo. Ne dà notizia l’Ansa in data 16 gennaio 2022 con il seguente titolo: “Bill Gates: nell’Agenda 2030, prepararsi a prossima pandemia”. Bill Gates ha preso parola telematicamente all’EXPO di Dubai, al Forum sugli obiettivi globali di sviluppo. In particolare in relazione al tema degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Sarebbe opportuno domandarsi: sostenibile per chi e a vantaggio di chi? Naturalmente il padronato cosmopolitico tende sempre a presentare come interessi universali, buoni per tutti, quelli che in realtà sono gli interessi propri del padronato cosmopolitico e che quindi si affermano proprio in grado tale da nuocere alla maggioranza della popolazione nel quadro di una società classista tale per cui l’interesse dei dominanti si fonda sul nocumento dei dominati.
Queste le parole testuali di Bill Gates: “Nella mia personale lista di obiettivi voglio aggiungere quella di far sì che il mondo sia preparato alla prossima pandemia“. Queste parole meritano una pur celere considerazione. Bill Gates non parla di fine della pandemia e ritorno alla normalità, di riconquista di una condizione di vita quale era quella pre-pandemica.
Il filantropo Bill Gates (come lo chiamerebbero i rotocalchi turbomondialisti) sta affermando che alla vecchia normalità non si tornerà dacché bisogna prepararsi a nuove epidemie, anzi a nuove pandemie, “alla prossima“, come lui stesso ha affermato.
Nihil novi sub sole, se come sappiamo il logo unico dominante va ripetendo a tambur battente che siamo entrati nell’epoca delle pandemie, che nuove e più letali pandemie ci attendono. E adesso, con le parole di Bill Gates, dobbiamo essere preparati alla prossima pandemia.
Due considerazioni soltanto vanno svolte su queste parole: in primis l’emergenza è la nuova normalità. Cosicché a quanti domandano quando torneremo alla nuova normalità, la risposta da dare è essenzialmente questa: per l’ordine dominante degli apolidi del capitalismo senza frontiere questa è la nuova normalità, sicché non si tratta di tornare a ciò che c’era prima ma di accettare con spirito di resilienza ciò che già c’è.
Se vogliamo però pensare dal nostro punto di vista dobbiamo dire che si tornerà alla vecchia normalità, superando questo stato surreale orwelliano, solo se sapremo opporre resistenza e non accettare con resilienza tutto ciò che sta accadendo.
In secondo luogo mi sia concesso rilevare il fatto che l’ordine del tecno-capitalismo farmaceutico si fonda su sempre nuove pandemie cosicché non si potrà tornare ad una nuova forma di normalità pre-emergenza, dacché l’emergenza stessa è la nuova normalità.
Il turbocapitalismo terapeutico ha bisogno di sempre nuove emergenze, dacché l’emergenza è il fondamento della sua nuova razionalità politica, sociale ed economica. Detto altrimenti, l’emergenza perpetua non è semplicemente un’emergenza epidemica ma un grande laboratorio di produzione di nuovi assetti sociali, politici ed economici.
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