Andiamo a discutere oggi dell’elezione del Presidente della Repubblica. Nel secolo scorso, quando i partiti erano strutturati e c’erano forze, ideologie era una figura di garanzia. Oggi, il Presidente della Repubblica è un personaggio che ha un potere enorme di fronte a una politica che (di fatto) non esiste, schiacciata sull’economia e sulla finanza. Quindi oggi la votazione del Presidente assume un connotato strategico.
Il Presidente della Repubblica è capo della magistratura, presiede il Consiglio superiore della magistratura. È capo delle forze armate, con i venti di guerra che ci sono. Ha un’influenza sui servizi segreti. Quando ci sono le crisi di Governo, è lui che dà e muove le pedine. Questa elezione è davvero fondamentale.
Siamo arrivati a questo sabato mattina e pare che ci sia stata un’ennesima bruciatura, dal punto di vista istituzionale: la Belloni, capo dei servizi segreti, pare che non goda più del favore della possibilità di essere eletta. Dopo, secondo me, l’errore della candidatura della seconda carica dello Stato che è stata, per così dire, bruciata, dal Presidente Casellati.
Ci troviamo quindi in una condizione strana. Pensate se avessimo avuto Draghi come Presidente del Consiglio e la Belloni capo dei servizi al Quirinale avremmo avuto, adesso non voglio fare paragoni inappropriati ma, insomma, non dico che avremmo avuto una situazione Sud Americana ma il capo dei servizi segreti diventa Presidente solo in Egitto. Avere un tecnico come capo dei servizi alla Presidenza del Governo e della Repubblica mi sembrano cose un pò strane.
Segnalavo questo, è importante che la politica, se possibile, torni davvero a battere un colpo. Avere Draghi (che poi alla fine si finisce lì), l’uomo della finanza e delle banche, trasformerebbe l’Italia in una colonia e abbiamo bisogno che la politica torni in campo. Non è detto certamente che un politico alla Presidenza cambierebbe tutte queste cose ma, se spesso capita che uno deve poter scegliere, è meglio la politica che non la finanza.
3 minuti con Marco Rizzo