Roba piccola, se non brutta. Un pareggio che spinge ancora l’Inter in vista del derby, Milan senza idee con Leao e Theo Hernandez soli attori di sostanza, Juventus ordinata come non mai ma senza attaccanti, anzi con Morata indisponente, la sua riserva, Kean, più inutile di un ventilatore al polo nord, e Dybala bello nel primo tempo e scomparso dai radar nella ripresa. Emozioni zero come i gol, rarissimi tiri in porta, soluzione ormai abbandonata da schemi portati più all’onanismo che all’atto decisivo, squadre sfinite nella seconda parte, terreno di gioco inguardabile, calpestato troppe volte in settimana, Ibrahimovic fuori dopo mezzora con caviglia avvitata su una buca, a questo aggiungo la direzione del brindisino Di Bello più memorabile per il sorriso che per le scelte.
All’assenza conosciuta di Chiesa si è aggiunta quella di De Ligt steso da un virus intestinale ma Rugani ha offerto una prestazione di grande energia, come De Sciglio, in mezzo molta disciplina di Bentancur, lineare Locatelli e tuttofare McKennie, con Cuadrado partito benissimo e poi sgonfiatosi con il tempo. Di contro il Milan ha smarrito la potenza del contrassalto, Leao ha inventato ma trattavasi di episodi, uscito Ibra al posto suo Giroud va in cronaca soltanto per un colpo di testa e battaglia stizzita con Chiellini e Rugani, maluccio Diaz, mentre Tonali ha lavorato per cinque non avendo altri aiuti. La partita ha avuto rari sussulti ma soltanto premesse e speranze che qualcosa potesse accadere.
La Juventus non ha vinto un solo scontro con le prime quattro, così non può pensare di andare in zona Champions, considerato il pari non sfruttato dell’Atalanta. Totale: il pari non chiarisce nulla se non il fatto che l’Inter ringrazia entrambe e aspetta il derby per emettere il verdetto. Ora pausa con stage della nazionale. Tutto eccitati per il ritorno di Balotelli. Sembra più importante dell’elezione del presidente della Repubblica. Siamo messi bene. Non benissimo.
Tony Damascelli