Scricchiolano le basi scientifiche dietro l’obbligo di vaccino per gli over 50 introdotto dal Governo italiano con il decreto legge n° 1 del 7 gennaio 2022. Se prima le voci in contrasto al provvedimento che ha pochi precedenti nel mondo provenivano solo da figure considerate controcorrente, adesso l’orizzonte si è ampliato. Anche il numero uno di Pfizer, il ceo Albert Bourla, ha pronunciato parole che sostengono la tesi di chi considera un abuso l’imposizione vaccinale. “Sappiamo che due dosi di vaccino offrono una protezione limitata, forse nessuna”, ha rivelato il dirigente in un’intervista a Yahoo Finance. Il riferimento sullo scarso funzionamento delle sostanze va alla variante Omicron, ovvero la più diffusa che risulterebbe bucare non solo il siero Pfizer. Tutti i prodotti usati per la campagna di inoculazione di massa sono infatti pensati per il virus originale, quello di Wuhan. Alla luce delle dichiarazioni di Bourla, dunque, perché in Italia vigono obblighi e limitazioni alla libertà?
Un discorso che va esteso anche alla terza dose, entrata in un secondo momento nel pacchetto di vaccinazioni necessarie per continuare a vivere senza restrizioni. “Le tre dosi con un richiamo – prosegue Bourla – offrono una protezione ragionevole contro l’ospedalizzazione e il decesso, ma meno protezione contro l’infezione”. Anche in questo caso il capo delle farmaceutica sembra avere il freno a mano tirato, consapevole della reale efficacia dei vaccini realizzati. In conclusione: “Ora stiamo lavorando a una nuova versione dei vaccini, la v1.1 diciamo, che coprirà anche omicron e ovviamente stiamo aspettando di avere i risultati finali. Il vaccino sarà pronto a marzo”.
La confessione di Albert Bourla non è passata inosservata a Fabio Duranti, il quale si è soffermato su di essa in diretta insieme al professor Alessandro Meluzzi e all’avvocato Mauro Sandri. Ecco l’intervento a Un Giorno Speciale, con Francesco Vergovich.
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