Torno ancora una volta a richiamare l’attenzione su quanto sta accadendo in Canada. Come è noto in Canada si è sollevata una vera e propria protesta organizzata contro il Leviatano tecno-sanitario. La vicenda canadese mi pare significativa per molti motivi. Anzitutto, non mi stancherò di ripetere che la vicenda del Canada ci insegna che il potere con la sua avanzata sempre più opprimente si ferma non appena incontra dei moti di resistenza. Questo ci segnala ancora una volta l’importanza dell’organizzazione del dissenso, di modo che esso si faccia operativo e provi ad arginare l’altrimenti sempre più pervasivo metodo di repressione utilizzato. In secondo luogo, abbiamo visto in queste settimane un vero e proprio climax, una scala di forza, repressione e aggressione del potere contro i manifestanti del Canada. Ciò rivela una volta di più come siamo nel bel mezzo di una riorganizzazione autoritaria e repressiva del capitalismo.
Il premier arcobalenico e fuggiasco Trudeau, dopo essere fuggito in modo non propriamente gloriosa, ha minacciato il suo popolo. Ha minacciato il suo popolo in varie maniere. Anzitutto di utilizzare i metodi pesanti. In secondo luogo è stato minacciato il popolo canadese mediante un bieco ricatto: se non viene meno la protesta allora verranno sospesi i processi di assicurazione, verranno anche congelati i conti in banca. Insomma si utilizzerà una nuova forma di ricatto potentissima. Ciò ci rivela che nel nuovo capitalismo verranno chiusi i conti in banca con un clic, proprio come avviene coi profili Facebook, Twitter e YouTube. E poi storia di questi ultimissimi giorni il fatto che la protesta in Canada sta assumendo davvero tinte tragiche, radicali, di una vera e propria repressione nel sangue di una protesta.
Nel silenzio globale il Canada sta reprimendo con la violenza il Freedom Convoy, le proteste partite dai camionisti. Guai però, sia chiaro, a istituire raffronti con i regimi passati. Perché chi comanda ha la coscienza sporca.
RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro