Lazio, troppa brutta per essere vera ▷ Melli: “Una vergogna! I biancocelesti rischiano di riaprire già le case al mare”

Debacle di Coppa: disastro Capitale. Dopo la Roma anche la Lazio si lascia travolgere a San Siro. Il Milan passeggia sui resti dei biancocelesti incapaci di reagire. Un poker rossonero servito da Giroud (doppietta), Leao e Kessie. Pioli gongola, Sarri scrive e incassa batoste.

Il tris di Firenze ha evidentemente illuso gli animi della tifoseria. Tutto sembrava risolto dalle parti di Formello. Nel quarto di Coppa Italia invece sono riapparsi i vecchi fantasmi. Equilibrio tattico assente, leggerezza atletica e approccio al match totalmente passivo. Un mix letale che provoca sovente scivoloni imbarazzanti come quello del Meazza. : “Eravamo spenti, credo che il problema sia stato fisico – ha sostenuto il tecnico toscano nel dopo partita – E’ da un po’ di tempo che facevamo buone prestazioni e continue ma oggi siamo tornati agli antichi difetti. Gli alti e bassi non c’erano più stati, era una gara in cui mi aspettavo delle difficoltà, a San Siro contro il Milan si può anche perdere ma mi aspettavo una prestazione diversa proprio perché questo mi sembrava un momento di brillantezza, questa partita mi lascia l’amaro in bocca, ora speriamo di risollevarci al più presto“.

Quello in Coppa Italia – secondo Stefano Cieri della Gazzetta dello Sport – è stato un bruttissimo risveglio per la Lazio. La vittoria di Firenze aveva illuso che molte cose fossero state risolte e che si potesse assistere ad un finale di stagione diverso. Questo risveglio ha confermato che la Lazio di Sarri ancora non c’è, forse per quest’anno non la vedremo, che c’è una distanza siderale con le grandi del campionato, che la difesa è tornata ad essere un grosso problema. La partita riporta indietro di due mesi la Lazio“.

Le riflessioni dei nostri esperti

Alessandro Vocalelli

Dal punto di vista della Lazio una partita inaccettabile. Si può perdere ma non in quel modo, soprattutto con quell’arrendevolezza e incapacità di opporre qualsiasi resistenza anche minima contro una squadra certamente in salute adesso come il Milan. Le responsabilità vanno divise fra tutti e nessuno si può sentire escluso dalla società passando per giocatori e allenatore. Ormai è dimostrato che la Lazio ogni volta che prova a giocare come vuole Sarri non tiene e crolla. A questo punto lui deve rinunciare al suo gioco e provare a portare a termine la stagione? Oppure deve provare a insistere per costruire? Il dibattito è aperto.

Furio Focolari

Dobbiamo parlare anche di un grandissimo Milan. Quella rossonera è una squadra straordinaria che non smette mai di stupire. Pioli ha migliorato tanti giocatori. Sul fronte Lazio dobbiamo necessariamente distinguere la squadra vista a Firenze con quella vista a San Siro. I biancocelesti vittoriosi in Toscana avevano Lazzari, Milinkovic e Luis Alberto, mentre l’undici di Milano no. Ritengo che quella Lazio contro questo grande Milan avrebbe perso ma se la sarebbe giocata in maniera diversa. Il problema è il gioco. La Lazio non ha gioco.

melli

Franco Melli

Una vergogna. Non puoi andare a San Siro, e ti chiami Lazio, senza praticamente incidere mai. Soprattutto senza dare la sensazione di essere una buona squadra. Prestazione praticamente inesistente con un allenatore che continua a scrivere, ma cosa scrive? Le storie del tempo perduto? Oggi accettiamo l’esito di questo match con quella rassegnazione che impone questo campionato delle capitoline da non credere in senso negativo. In altri tempi invece questa debacle avrebbe stimolato dibattiti se non addirittura l’esonero del mister.

Paolo Cericola

Il giorno dopo ripensare alla partita di San Siro fa ancora più male. La Lazio alla fine di febbraio, come dice Melli, rischia di riaprire già le case al mare. Se i biancocelesti vanno fuori anche col Porto gli obiettivi diventeranno davvero minimi. Sono sempre più convinto che questa sia o la squadra giusta per l’allenatore sbagliato oppure l’allenatore giusto con la squadra sbagliata. Sono passati 7 mesi e Sarri dice le stesse cose senza che alla squadra venga data una identità.