o aborro Sanremo. Il vecchio Gramsci si sarebbe spinto a dire: “Io odio Sanremo”. Se io aborro Sanremo non è per il fatto che esso è un’espressione del nazionale popolare. L’aborro per il motivo esattamente opposto, dacché Sanremo è oggi il trionfo dello spirito elitario e dei gruppi dominanti.
Sanremo altro non è che un grande tentativo di ortopedizzare le masse teledipendenti e tecno-narcotizzate in senso globalista, consumista e ultra-capitalista e politicamente corretto. Proprio in ciò sta l’essenza di Sanremo, un fenomeno che all’apparenza si pone amichevolmente e e cordialmente come nazional-popolare e che poi in realtà contrabbanda messaggi che sono diametralmente opposti a quelli nazional popolari e che rispondono agli interessi dei gruppi dominanti e alla loro volontà di egemonia, ossia di dominare con il consenso, veicolando ed imponendo i propri modelli.
Sanremo all’apparenza fa valere un elemento nazionale popolare, ma noi sappiamo che il nazional popolare, seconda la formula che Antonio Gramsci impiega nei quaderni del carcere mutuandola dal Gioberti, significa espressione della vita concreta del popolo e della nazione, quindi ha che fare con un elemento genuinamente folkloristico e con il senso comune.
Non è l’opposto di ciò che propone Sanremo con i suoi artisti milionari, con i suoi sponsor d’eccellenza e con un pubblico accuratamente scelto sugli spalti e che pare l’antitesi dell’elemento nazional-popolare? Proprio in ciò sta la cifra di Sanremo, la sua potenza e capacità di fare presa sulle masse, simula una sorta di riproposizione dei modelli nazionali popolare, proprio quando nella realtà fa valere una dinamica opposta.
Impone al popolo ciò che nazional-popolare non è, avendo a che vedere con modelli e stili di vita del grande capitale o meglio con gli stili di vita che il grande capitale vuole imporre coattivamente all’intera popolazione colonizzandone l’immaginario.
Proprio questo fa Sanremo, opera colonizzando l’immaginario delle masse teledipendenti. Un esempio concreto? Prendiamo l’esempio di Achille Lauro, uno degli artisti più presente negli ultimi anni e che meglio incarna l’essenza pocanzi delineata di Sanremo. Qual è il messaggio di Achille Lauro se non la desacralizzazione o vuoi anche la sdivinizzazione integrale del mondo?
Un anno ha rovesciato il modello di San Francesco di Assisi e ora lo vediamo rovesciare il modello del battesimo. Qual è il messaggio dunque? Ogni messaggio di trascendenza deve essere rovesciato dacché il mondo dei capitali non solo non si fonda più sulla religione o trascendenza ma deve metterli in congedo, vedendo in essi elementi di ostacolo.
Il mondo del capitale è un mondo senza alto e basso, senza Dio e sacro, dove tutto deve essere puramente utilizzabile, disponibile per la volontà di potenza tecno-capitalistica. Ezra Pound diceva: “Il tempio è sacro perché non è in vendita”. Ecco perché nel tardo capitalismo nulla deve essere sacro e tutto deve essere in vendita per le pratiche del commercio e del consumo. Ecco perché aborro Sanremo: esso rappresenta il nuovo spirito del capitalismo che avanza e colonizza l’immaginario.
RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro