La mano oscura sui grandi misteri italiani. Dal fallimento del Banco Ambrosiano ai depistaggi che hanno dominato la scena nelle indagini per la strage alla stazione di Bologna, la narrazione densa di documenti e informazioni dell’autore Francesco Pazienza rivela dettagli a dir poco rilevanti.
Ex agente del SISMI, per un solo anno dal 1980 al 1981, Pazienza non abbandona mai un aspetto essenziale nel momento in cui si trattano vicende così delicate. Mai allontanarsi dai dati e dai fatti reali totalmente dimostrati. La celebre frase di Wiston Churchill: ‘Il lavoro dell’agente segreto è un lavoro così sporco che solo un galantuomo può farlo‘ è emblematica per descrivere il personaggio. Pazienza è stato un 007, ma non solo. Eugenio Scalfari lo definì un ‘faccendiere‘ di professione. Tra i due il rapporto non è mai stato idilliaco ed entrambi non ne fanno mistero in pubblico.
Nel volume edito da Chiarelettere non mancano riferimenti diretti a figure non banali delle vicende più discusse della storia del nostro paese nel secolo scorso. Basti pensare al generale Musumeci o al profilo di Flavio Carboni, businessman dello stivale deceduto il 24 gennaio scorso. Insomma, tanta carne al fuoco nella seconda fatica letteraria di Pazienza.
L’intervento di Francesco Pazienza a Un giorno speciale
Il caso del generale Musumeci
“Il ‘faccendiere’ è un termine inventato da Eugenio Scalfari. L’antipatia è stato un sentimento reciproco tra noi due. Possiamo dire che io ero decatleta. Per un anno sono stato ex agente del SISMI. Wiston Churchill diceva: ‘Il lavoro dell’agente segreto è un lavoro così sporco che solo un galantuomo può farlo’. I depistaggi non esistono. Alla mia epoca il SISMI (tra il 1980 ed il 1981) era costituito da incompetenti assoluti. Hanno parlato del generale Musumeci giusto? Sapete quanto ha intascato il generale Musumeci per la questione di Bologna? 800 milioni dell’epoca. Ha incassato quei soldi perché si era inventato fonti segrete da remunerare. Quando apro bocca e la chiudo ho documentazione su tutto“.
La missione di Pazienza all’interno del SISMI
“L’Italia è un paese di denuncianti e denunciatori. Nessuno si è sognato, sull’altro libro scritto da me, di fare una querela. Di recente sono stato a Milano per fare un’intervista alla televisione interbancaria. Nessuno mi dice: ‘Ho un documento che sconfessa quello che tu stai dicendo’. Tutti zitti. Io potrei fornire tanti documenti, ma parlo di un rapporto di un galantuomo che dice queste cose dal punto di vista temporale. Mi riferisco all’attuale sottosegretario Gabrielli. Ho un documento del sottosegretario del 2002 che tratta fatti dal 1980 al 1981. Parto sempre dal presupposto che quello che dico io non conta niente. La mia missione all’interno del SISMI era quella di alcuni rapporti internazionali. Tali rapporti erano miei personali e non dati dal SISMI perché avevo vissuto quasi 10 anni a Parigi e conoscevo, in giro per il mondo, personale di grandissimo livello. Ricordate il grande oceanografo Jacques Cousteau? Ecco, io ho cominciato l’attività con lui. Ma io non mi occupavo dei documentari ma della branca industriale, cioè dei lavori sottomarini a grande profondità. Sono entrato nel SISMI perché a me piacciono le avventure, le cose nuove“.
La storia incredibile del Banco Ambrosiano
“Io non so perché Roberto Calvi, nei suoi ultimi giorni, sia andato a Londra. Nel mio libro ci sono delle novità molto interessanti che ho scoperto per caso perché un avvocato mi ha detto che era il consulente legale di un ex direttore centrale della centrale finanziaria, cioè il cuore pulsante del Banco Ambrosiano, che si trovava a passare la terza età in Thailandia. Ho parlato con questo signore e mi ha fatto delle rivelazioni incredibili. Gli ho chiesto infatti l’autorizzazione a poter registrare la telefonata“.
Perché non bastano 40 anni per chiarire una vicenda?
“Non bastano perché le storie chiare sono vicende sparate in maniera reale. Qui invece sono 40 anni che si raccontano un sacco di balle. La più grande di queste riguarda il fallimento del Banco Ambrosiano. Furono soprattutto i felici fruitori di tale sciocchezza a mettere in giro questa balla. Mi riferisco a tutti coloro che hanno spoliato il Banco Ambrosiano. Questi soggetti non sono più in vita“.
Su Flavio Carboni
“Carboni era il tipico prodotto italiano. Molti elementi si combinano tra di loro però occorre un catalizzatore. Carboni era un catalizzatore. Il politica A voleva fare l’incontro con l’industriale B? Perché aveva bisogno di Carboni? Era necessario perché quello che in Italia si chiama faccendiere in Inghilterra si chiama Businessman, ovvero un facilitatore. Carboni su questo era bravo“.