Storie di calcio e di guerra

Ucraina sotto assedio. La guerra fa venire i brividi anche ai milionari protagonisti del calcio. L’assalto di Kiev, e di altre città strategiche in quella zona significativa del Vecchio Continente, fa tremare le vene e i polsi.

Andriy Shevchenko, ex attaccante del Milan e CT della Nazionale del suo paese di origine, si affida alla propria pagina Facebook per lanciare un disperato appello: “La mia gente e la mia famiglia sono in pericolo. L’Ucraina e la sua popolazione vogliono pace e integrità territoriale. Vi prego, vi prego di sostenere il nostro Paese e chiedere al Governo russo di fermare la loro aggressione e violazione del diritto internazionale. Tutto quello che vogliamo è la pace. Non c’è bisogno della guerra. La guerra non è la risposta“. A fargli eco è il fantasista dell’Atalanta Ruslan Malinovskyi che, dopo aver siglato la sua prima rete nel match di Europa League contro l’Olympiakos, ha mostrato una maglia con un messaggio a dir poco eloquente: “No war in Ukraine“.

Paradossale ciò che sta accadendo all’intero staff tecnico dello Shakhtar Donetsk, big del locale campionato assieme alla Dinamo Kiev. De Zerbi, Possanzini e gli altri componenti italiani del club sono bloccati ormai da diversi giorni. Questo il racconto dalla diretta viva voce del tecnico ex Sassuolo, interpellato nelle ultime ore dai principali media del nostro paese: “Siamo in contatto continuo con l’ambasciata italiana a Kiev. Ci hanno consigliato di restare fermi in hotel a Kiev per diversi motivi... Mercoledì notte abbiamo sentito cadere le bombe, ma anche stanotte. Ci tranquillizzano dicendo che ai civili non succede niente. O meglio, che ai civili stranieri non dovrebbe succedere niente. Ma nessuno si è mai trovato in questa situazione. Siamo rimasti solo noi in hotel, io e i giocatori brasiliani. Non c’è nessuno del club“. Sorte simile capitata all’ex allenatore della Roma Fonseca. Il mister portoghese ha rilasciato a caldo un’intervista al Jornal de Noticias: “Mi sono svegliato alle cinque del mattino con cinque esplosioni di seguito. Avevo un volo in programma, ma ora è impossibile uscire da qui, perché gli aeroporti sono già distrutti e lo spazio aereo è stato chiuso. Non ci resta che pregare che non cada un’altra bomba su di noi. Sinceramente non so come uscirò da qui. E’ il giorno peggiore della mia vita”.

Il conflitto che coinvolge tra gli altri i territori del bacino del Donbass, la cui embrionale polveriera già si era ampiamente sviluppata tra il 2014 ed il 2015, provoca ora una miriade di reazioni a livello planetario. Lo sport, il calcio nel caso specifico, non rimane di certo estraneo alla vicenda. Doveroso sottolineare anche rilevanti risvolti dal punto di vista economico e finanziario. I tedeschi dello Schalke 04, ad esempio, hanno di fatto stracciato il contratto che legava il club al main sponsor russo Gazprom (oltre 9 milioni andati in fumo). Medesimo destino per il colosso Aeroflot con il Manchester United che, dal canto suo, ha revocato l’accordo pubblicitario stilato precedentemente con la compagnia aerea russa.

La Uefa non si è fatta attendere spostando la sede della finalissima di Champions League 2021/2022 da San Pietroburgo e Parigi. La Formula 1 ha risposto per le rime con l’annullamento del Gran Premio di Sochi, una delle principali tappe del prossimo Mondiale motoristico. Segnali simbolici che di certo non hanno risvolti concreti, ma che è bello poter pensare della stessa forza evocativa di una partita di calcio, quella del 25 dicembre 1914, quando inglesi, francesi e tedeschi smisero di combattere per sfidarsi a pallone sulla trincea. La Pace non si discute… mai.

Alessandro Iacobelli