Condannare realmente la guerra significa condannare le condizioni che alla guerra hanno portato, significa adoperarsi perché quelle condizioni non si diano e dunque affinché non possa realmente scaturire il conflitto. È quello che in altri termini ha ricordato in questi giorni anche una delle poche voci lucide in questo contesto: l’Anpi – Associazione nazionale partigiani italiani, la quale associazione Anpi ha chiaramente – come è giusto – condannato la guerra in Ucraina. Nondimeno ha mostrato come essa non scaturisca quasi fosse il gesto di uno psicopatico chiamato Vladimir Putin che la mattina si alza con la volontà di invadere l’Ucraina, narrazione dominante da parte dei monopolisti del discorso.
Contro questa narrazione fumettistica, caricaturale e di più manicomiale, l’Anpi ci ha ricordato una verità che forse i più tendono a non vedere o a rimuovere. La verità è che se si è giunti a questa sporca guerra, ciò dipende non da una scelta improvvisa o meditata di Vladimir Putin. Al contrario, questa guerra è l’esito ultimo di una situazione che si è prodotta già all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica. Per dirla con le parole stesse utilizzate nel comunicato ufficiale dell’Anpi, cito: “È l’ultimo drammatico atto di una sequenza di eventi innescata dal continuo allargamento della Nato ad est vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia”. Di queste parole si possono sottoscrivere anche le virgole. Quello che sta accadendo non è il gesto di un pazzo, Vladimir Putin, che decide di dichiarare guerra all’Ucraina. “È l’ultimo drammatico atto di una sequenza di eventi” che scaturiscono già all’indomani del crollo del muro di Berlino nel 1989.
Questo è l’esito ultimo, drammatico a cui fa riferimento l’Anpi nel suo comunicato. Un’aggressione aperta e sempre crescente della Nato ai danni della Russia ormai accerchiata, ormai con i missili e le basi Nato sotto casa. Una Russia che di fatto doveva essere riconosciuta nella sua indipendenza e che invece si è trovata con le basi Nato sotto il naso.
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