22 marzo 2020. L’Italia è nel pieno della prima ondata da Covid. Gli italiani sono chiusi nelle loro case, in lockdown per scappare dal nemico invisibile. Intanto il Paese veniva percorso da una folta compagine di militari russi (104 persone – 28 medici, 4 infermieri forse apparati dell’intelligence) sbarcati all’aeroporto militare di Pratica di Mare con 13 quadrireattori Ilyushin. Una missione arrivata soltanto oggi sotto la lente di ingrandimento, visti gli sviluppi che vedono protagonista la Russia in Ucraina. L’attenzione sul soccorso fornito dal Cremlino a una Bergamo messa in ginocchio dall’epidemia è tornata dopo le parole di Alexei Paramonov, direttore del Primo dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo. L’ex console russo a Milano ha minacciato “conseguenze irreversibili” per l’aiuto italiano a Kiev, tirando in mezzo il ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini accusato di essere “uno dei principali falchi e ispiratori della campagna antirussa nel governo italiano”.
Le dichiarazioni non certo tenere rivolte a un esponente di peso del Governo italiano hanno fatto riaffiorare alcuni interrogativi su “Dalla Russia con amore”, il nome della missione di aiuti. Particolare impegno sull’operazione è stato messo in campo dall’Onorevole Riccardo Magi (Più Europa), il quale già il primo aprile 2020 fece un’interrogazione parlamentare per capire di che cosa si trattasse, quale fosse la sua reale natura.
Il commento dell’On. Magi a Lavori in Corso, ospite di Stefano Molinari.
“Questa operazione era molto enfatizzata dal punto di vista mediatico, però era anche poco chiara. Quindi io nell’interrogazione del primo aprile avevo chiesto che tipo di accordo c’era, che cosa effettivamente dovevano fare, quante persone fossero. C’erano i massimi esperti di guerra batteriologica delle forze armate russe. La risposta da parte del Governo è arrivata successivamente, nel mese di ottobre del 2020, mi è stato detto che alla base dell’operazione c’era un accordo verbale, una telefonata tra il presidente Putin e il presidente Conte.
La cosa strana è che questa informazione era stata vissuta con fastidio, come se potesse imbarazzare i buoni rapporti con un Paese amico che ci stava aiutando. Io mi sforzavo di ricordare che non si trattava di un partner europeo come Germania o Francia, stiamo comunque parlando di un regime autocratico che sappiamo anche come opera. Visto alla luce di oggi è chiaro che, attraverso questa missione di aiuto in un momento di emergenza sanitaria, hanno provato a fare anche altro”.