L’Italia nella tempesta perfetta: la carta vincente dimenticata sulla piccola imprenditoria italiana

Al tempo del modello della Firenze rinascimentale, l’Italia era un paese che riusciva a finanziare non solo se stessa ma anche altri Stati, arrivando fino a finanziare l’Inghilterra. Oggi invece veniamo raccontati come uno Stato debole e spendaccione. In modo in particolare mi riferisco al ruolo dell’impresa e dell’imprenditore, alla perdita di rispetto del ruolo dell’economia reale.

Rispetto al dopoguerra, quando l’Italia uscì dalle macerie soprattutto investendo nella piccola e micro impresa italiana, oggi l’impresa e l’imprenditore viene vista nella realtà politica e amministrativa come un soggetto sul quale fare gravare l’onere del sostenimento della macchina pubblica.

La mia risposta a quella perdita di prestigio dello Stato sta nella perdita per il valore degli imprenditori e dei liberi professionisti. È un fatto oggettivo italiano: noi almeno dagli anni 70′ abbiamo perso il rispetto nei confronti dei liberi professionisti e degli imprenditori.

Professionisti mi raccontano tutti i giorni i problemi delle aziende nei loro studi, la perdita di visione dell’economia umanistica e i problemi che hanno gli imprenditori che noi seguiamo. Questo è il vero problema dell’Italia, avere perso il rispetto nei confronti di quelli che producono nella parte privata quelle risorse che poi sostengono tutta la macchina pubblica e amministrativa di cui noi cittadini abbiamo bisogno

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi