Carletto cuore e anima romana. Mazzone tocca quota 85. Mister vulcanico e uomo vero. Capitolino di nascita e giallorosso nel sangue. Nel giorno del derby non si può non parlare dell’avventura, del tecnico ex Ascoli e Brescia tra le altre, al timone dei lupacchiotti.
Dal 1993 al 1996 ‘Sor Magara‘ ha legato indissolubilmente il suo nome alle stanze di Trigoria e agli spalti dell’Olimpico. Il neo Presidente Franco Sensi, dopo la controversa gestione targata Giuseppe Ciarrapico successiva alla gloriosa epopea Viola, opta proprio per l’allenatore lanciato in panchina da Costantino Rozzi nell’Ascoli e cresciuto alla guida di Fiorentina, Catanzaro, Lecce e Cagliari.
Tre stagioni intense e dall’enorme trasporto emotivo. La truppa giallorossa non è certo una corazzata in grado di competere nei piani elevatissimi della classifica, ma riesce a battagliare contro qualsivoglia avversario registrando applausi spesso scroscianti dai propri sostenitori. Nei tre campionati la Roma incamera un settimo e due quinti posti. Giallorossi in campo con Cervone tra i pali. Aldair, Annoni, Lanna, Petruzzi e Carboni in difesa. Thern, Statuto, Di Biagio, Scarchilli, Cappioli, Moriero e il Principe Giannini in mediana. Abel Balbo, Daniel Fonseca e Delvecchio (giunto all’ombra del Colosseo nel mercato invernale della stagione ’95-’96 grazie allo scambio con l’Inter per Branca).
Senza dimenticare il Mazzone talent scout. Sì perché ‘Sor Carletto‘ è l’artefice dell’esplosione di un certo Francesco Totti. 4 settembre 1995: Roma-Foggia. Il sole splende sul prato dell’Olimpico. Al minuto 30 Fonseca gioca di sponda per l’accorrente ragazzino biondo che, con una stoccata mancina, trafigge il portiere pugliese. Da quel giorno il calcio sulla sponda giallorossa del Tevere non sarà più lo stesso. Nascita di un mito vivente svezzato dalla Lodigiani. Rievocazioni di un pallone ancora naturale e vicino al popolo.
Il triennio del trainer di Trastevere nel minimondo calcistico del Grande Raccordo Anulare strappa le prime pagine anche per il trionfo nel derby del novembre 1994. La stracittadina vive di aneddoti e leggende metropolitane. Si narra ad esempio di un Mazzone particolarmente impegnato nel motivare i suoi ragazzi, nell’arco della settimana di preparazione, con l’ausilio delle pagine dei quotidiani nazionali sicuri della netta superiorità della Lazio dell’epoca rispetto ai modesti cugini. Quel diktat donerà nuova linfa a Giannini e compagni che travolgono i biancocelesti di Zeman con un secco 3-0 (a segno Balbo con doppietta e Fonseca). Leggendario poi il siparietto tra il mister e Amedeo Carboni nel vivo di una gara in quel di Cagliari: “Amedé, quante presenze hai fatto in Serie A?” – “350 mister” – “E quanti gol hai segnato?” – “4 mister” – “Allora ‘ndo ca..o vai, torna in difesa!“.
Una corsa sotto la curva per raccogliere l’abbraccio della gente. C’è un cuore che batte nel cuore di Roma, canta Antonello Venditti. Emozioni forti per un pallone che rotola sul rettangolo verde. Istantanee di un calcio perduto. Tanti auguri mister, con stima e ammirazione.
Alessandro Iacobelli