10 Febbraio 2022 | Bernie Sanders gela il Congresso USA ▷ L’allarme ignorato: “Questa guerra avrà un caro prezzo”

10 Febbraio 2022: la tensione tra Russia e Ucraina (o tra Russia e blocco NATO, se preferite) è già alle stelle e pronta a divampare in un’invasione fino ad allora ipotizzata, ma mai realmente metabolizzata. Sì, i fatti sono cambiati come diversi sono i toni conseguenti all’offensiva russa, che ormai si spinge oltre i confini di Kiev, ma questo non rende meno importante l’allarme lanciato da un esponente Dem di ferro non esattamente filo Putin come il Senatore Bernie Sanders, uno che possiamo considerare “più a sinistra” dello stesso presidente Biden, per farla semplice. Colui che, per capire ancora meglio, sembrava lo sfidante designato di quel Donald Trump che oggi sostiene di non riconoscere il vecchio Putin.
Le tesi sono quelle che conosciamo bene, oggi già tutte sul tavolo e calate nel mazzo da diverso tempo. Il Jolly è il 1962, anno in cui si rischiò anche a livelli più rischiosi un conflitto nucleare tra USA e URSS. Il motivo? John Fitzgerald Kennedy non vuole i missili sovietici a cuba, a meno di 90 miglia dalle sue coste, e si dice disposto anche a scatenare una guerra mondiale.

Ma il punto non è giustificare i russi, come molti intransigenti oggi vorrebbero far credere, bensì capire una pagina di storia per comprendere il seguito. Senza contare che, come ricorda il Dem di ferro Bernie Sanders, “anche se la Russia non fosse governata da un oligarca corrotto e autoritario come Putin, oggi si interesserebbe comunque alla politica estera dei suoi vicini”.
Era il 10 Febbraio 2022 quando il Senatore del Vermont si pronunciava così:

“Sapevamo a cosa saremmo andati incontro”

“Negli ultimi anni molte colpe possono essere attribuite alle decisioni di Putin, ma negli anni meno recenti devo dire che vedo molte responsabilità degli USA. La prima azione che ci ha portato sulla cattiva strada è stato l’inizio dell’espansione NATO nei paesi dell’est Europa, alcuni confinanti con la Russia”. Questa era una citazione dell’ex segretario della Difesa William Perry.
Un altro ufficiale statunitense che ha riconosciuto tali preoccupazioni è l’ex diplomatico Bill Burns, ora a capo della CIA. Durante l’amministrazione Biden. Nelle sue “Memorie” Burns riporta un promemoria scritto mentre era consigliere per gli Affari Politici nell’ambasciata di Mosca, nel 1995. Cito: “L’ostilità verso l’espansione NATO è quasi universalmente avvertita in tutto lo spettro politico interno”.
Dopo più di 10 anni, Burns ha scritto al Segretario di Stato Condoleeza Rice, cito: “L’entrata dell’Ucraina nella NATO è il più luminoso dei limiti per l’élite russa, non solo per Putin. In più di due anni e mezzo di colloqui con i principali attori russi devo ancora trovare qualcuno che considera l’entrata dell’Ucraina nella NATO qualcosa di diverso da una sfida diretta agli interessi russi.

Queste preoccupazioni non sono state inventate ieri da Putin, così, dal nulla.
Chiaramente l’invasione russa dell’Ucraina non è una risposta, come non è una risposta l’intransigenza della NATO. E’ importante riconoscere, ad esempio, che la Finlandia, tra i paesi più sviluppati e democratici al mondo, confina con la Russia e ha scelto di non entrare nella NATO. Lo stesso hanno fatto Svezia e Austria, altri esempi di paesi prosperi e democratici.

La “policy” americana

Signor Presidente, Vladimir Putin può risultare un bugiardo e un demagogo, ma è ipocrita da parte degli Stati Uniti insistere nel sostenere che noi come Nazione non accettiamo i principi che caratterizzano le “sfere d’influenza”.
Per oltre 200 anni la nostra nazione ha operato sotto la “Dottrina Monroe”, imbracciando i principi secondo cui, come potenza dominante dell’emisfero settentrionale, gli USA hanno il diritto di intervenire contro qualsiasi nazione che possa interferire o minacciare i nostri interessi legittimi. Questa è la policy americana.

E sotto questa dottrina gli USA hanno indebolito e rovesciato almeno una dozzina di Paesi tra America Latina, America Centrale e Caraibi. Come molti di noi possono ricordare, nel 1962 siamo arrivati vicino allo scoppio di una guerra nucleare con l’URSS. Questo perché? Perché siamo arrivati vicino allo scoppio di una guerra nucleare con l’ Unione Sovietica?
Beh, lo abbiamo fatto in risposta al posizionamento di missili sovietici nell’isola di Cuba, a sole 90 miglia dalle nostre coste. L’amministrazione Kennedy l’ha considerata come una minaccia inaccettabile per la sicurezza nazionale. Abbiamo detto “è inaccettabile”. Inaccettabile che una nazione ostile possa avere una presenza militare significativa a 90 miglia dalle nostre coste.

La dottrina Monroe non è storia antica

Ora cerchiamo di essere chiari: la dottrina Monroe non è storia antica. Nel 2018 il Segretario di Stato dell’amministrazione Trump, Rex Tillerson, fece riferimento alla dottrina Monroe dicendo :”E’ tanto attuale e pertinente oggi quanto lo era il giorno che è stata scritta“.
Nel 2019, il National Security Advisor John Bolton, disse :”La dottrina Monroe è più viva che mai“.
Per farla semplice, anche se la Russia non fosse stata governata da un oligarca corrotto e autoritario come Vladimir Putin, la Russia, come d’altronde gli Stati Uniti, continuerebbe ad avere interesse nelle security policy dei propri Stati. E vorrei che le persone ci riflettessero su… C’è veramente qualcuno che crede che gli USA non avrebbero nulla da dire se il Messico, Cuba o qualsiasi altro Paese del Sud America formasse un alleanza militare contro gli Stati Uniti? Credete che il membri del Consiglio si alzerebbero in piedi dicendo: “Sapete cosa? Il Messico è un Paese indipendente, e per tale motivo ha il diritto di fare ciò che ritiene più opportuno“.

Io ne dubito fortemente.

Signor Presidente, i Paesi dovrebbero essere liberi di scegliere le proprie politiche estere. Ma fare tali scelte in maniera saggia richiede una seria considerazione sui costi e sui benefici che ne conseguono. Il fatto è che gli USA e l’Ucraina stanno entrando in una profonda relazione in materia di sicurezza, ed è verosimilmente probabile che ci saranno seri costi per entrambi i Paesi”.

Alessio De Paolis