Quando si scatena un conflitto di portata internazionale, come quello attualmente in corso in Ucraina, vengono anche fuori i reali rapporti di forza tra Paesi, si chiarifica chi guida davvero i giochi. La guerra come bilancia degli equilibri del mondo non sta premiando l’Italia. Due esempi lampanti hanno evidenziato i pochi muscoli del Governo di casa nostra nello scenari bellico dell’est Europa. Sia dal fronte russo che da quello ucraino abbiamo incassato colpi che hanno fatto tornare in mente l'”italietta” di pre-giolittiana memoria.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio prima ha ricevuto una bacchettata dal suo corrispettivo del Cremlino sulla diplomazia che “serve per risolvere situazioni di conflitto, non per fare viaggi a vuoto e mangiare piatti esotici”, poi ha dato a Putin dell'”animale” e lui sarebbe “quello atroce”
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, invece, ha provocato un incidente diplomatico con la Presidenza ucraina. Nel corso di un’informativa urgente alla Camera, Draghi ha riferito di un mancato colloquio con il Premier Volodymyr Zelensky. Il capo di Palazzo Chigi aveva detto che avevano fissato una telefonata per le 9.30 di quel giorno, ma che poi Zelensky non era più stato disponibile. Non è tardata la risposta del leader ucraino, arrivata via Twitter: “Questa mattina alle 10.30 [le 9.30 italiane] c’erano intensi combattimenti a Černihiv, Hostomel e Melitopol. Sono morte delle persone. La prossima volta proverò a spostare l’agenda della guerra per parlare con Mario Draghi a un orario preciso. Nel frattempo, l’Ucraina continua a combattere per il suo popolo”.
Le fuoriuscite dei due rappresentanti italiani rappresentano, in sintesi, il ruolo italiano nello scacchiere geopolitico internazionale. Una pedina che potrebbe essere facilmente sacrificabile nel caso in cui le cose precipitassero. Uno scenario drastico è stato paventato in diretta da Alessandro Meluzzi e Alberto Contri ai microfoni di Fabio Duranti. Queste le considerazioni a Un Giorno Speciale, con Francesco Vergovich.
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