Addio ad Andrea Diomede ▷ L’editoriale di Duranti: “Vincitore di tante battaglie per la libertà di informazione”

Nel corso del Novecento l’affermazione dei mass media ha trasformato il ruolo del cittadino in senso positivo: da semplice spettatore e ricettore passivo di informazioni è divenuto creatore e diffusore delle stesse. Quando la libertà di informazione e di espressione crea un’opinione pubblica consapevole e cosciente di ciò che accade all’interno di una comunità, allora si può parlare in toto di democrazia in senso positivo.

Sotto il profilo radiotelevisivo una figura di spicco è sempre stata quella di Antonio Diomede, Presidente della REA (Radiotelevisioni europee associate) ma anche di suo figlio Andrea, purtroppo scomparso da poco. Fabio Duranti lo ricorda così: “Andrea è stato una persona che ha lavorato con noi per permettere tutto quello che stiamo facendo. Ha contribuito (e non poco) alla libertà di informazione che abbiamo in Italia. C’è stata una battaglia ancora più forte per lui, che durava da 22 anni e che si è conclusa”.

Andrea aveva la SLA, una delle malattie degenerative più debilitanti. Nonostante questo è stato promotore di tante lotte per la libertà e, seppur da dietro le quinte, ha avuto un ruolo preminente al riguardo all’interno degli ambienti radiofonici. “Andrea e la sua famiglia sono stati un grande esempio di dignità. Antonio ha continuato a combattere contro gli abusi nel nostro settore e continua a farlo ancora oggi”. Di fronte al dolore di un padre e di una madre per la perdita di un figlio, rimane la grande emozione di aver assistito a un esempio di dignità e rispetto per il vero valore della libertà di informazione: “Abbraccio Antonio. Abbiamo vinto insieme tante battaglie per la libertà di informazione, molta gente non sa che se oggi è possibile ancora raccontare il calcio e altro è perché negli anni Novanta abbiamo fatto una battaglia per la libertà, per il diritto di cronaca che qui in Italia ci voleva essere negato. Parliamo di democrazia, pensate un po’. Senza queste battaglie il diritto di cronaca sarebbe stato soffocato”.