“Le notizie si pubblicano se fanno comodo!”: l’affondo di Borgonovo ▷ Fact checkers colti in flagrante

“La propaganda non ha bisogno della verità”, dice il noto storico Alessandro Barbero parlando dei sistemi mediatici del primo Novecento. Se n’è fatta di strada da allora in merito alle risorse sempre più sofisticate su come distinguere la verità dalle fake news – pure prodotte grazie a quegli stessi sistemi – ma ancora non si è arrivati alla pulizia del vero dal falso, semplicemente perché non è possibile stabilire una verità oggettiva per tutti a meno che non parliamo di pura cronaca e dati di fatto; eppure in molti ci provano tutt’ora come il sito di Enrico Mentana Open, giornale online molto attivo anche in materia di debunking e partner italiano di Facebook dal 12 ottobre 2021.
Il giornale online infatti si occupa di controllare la veridicità delle notizie su territorio nazionale per il colosso di Zuckerberg con la facoltà di segnalare a Meta le fonti incriminate, che possono subire penalizzazioni in termini di visibilità ma anche economiche.
Un lavoro certosino e impegnativo che però ultimamente il giornale online sembra non aver esercitato con lo stesso zelo sulle sue medesime notizie.

Non secondo quanto riporta Panorama, che sottolinea come in tre giorni Open abbia pubblicato quattro notizie di fonti ucraine non appoggiate – per l’appunto – da fact cheking (dunque non verificate), tra le quali, come riporta Elisabetta Burba, vi sarebbero foto fasulle dei responsabili del massacro di Bucha e presunte atrocità commesse dai russi sulle quali ci sarebbe tutt’altro che chiarezza.

“Funziona così per tutto”, dice commentando sornione ai nostri microfoni il giornalista de “La Verità” Francesco Borgonovo, “quelli che servono diventano buoni, per cui se ci sono i nazisti che combattono con gli ucraini, improvvisamente diventano buoni pure i nazisti: tutto ciò che è utile fa brodo, va bene e lo approviamo”.
“Se ci sono da raccontare delle bugie assurde”, continua Borgonovo, “non importa, perché giova alla causa. Noi ci stiamo comportando come un paese che è in guerra quando in realtà non lo siamo. Qui non si tratta di giustificare ‘Vladimiro’; il punto non è Vladimiro, è l’assurdità di chi vuole andare a fare la Terza Guerra Mondiale sulla pelle degli anziani con la pensione minima”.
L’intervento ai microfoni di Stefano Molinari e Fabio Duranti.