De Laurentiis, Lotito e Gaucci ▷ Storia della multiproprietà nel calcio italiano con i suoi protagonisti

30 giugno 2024: la data del non ritorno sul tema multiproprietà. In sostanza alla vigilia della stagione 2024-2025 i Presidenti che nutrono interessi in più società professionistiche dovranno alzare bandiera bianca e passare la mano ad altri acquirenti.

La FIGC, nell’ultimo consiglio posto in essere, ha indicato con dovizia di particolari le nuove regole da rispettare. All’orizzonte si prospettano anni di fuoco tra ricorsi e udienze a suon di carte bollate. La strada però sembra tracciata per il prossimo futuro della geografia calcistica italiana. I casi sul piatto, eliminando dalla lista la diatriba risolta di Claudio Lotito tra Lazio e Salernitana, sono al momento due. Parliamo ovviamente della famiglia De Laurentiis a capo di Napoli e Bari, oltre che del patron Setti legato all’Hellas Verona e al Mantova.

Il numero uno dei biancocelesti, in carica dal lontano 2004 dopo l’epilogo a dir poco amaro dell’epopea Cragnotti, è riuscito nell’impresa di risolvere l’annosa questione nella cornice dello stadio Arechi. I campani, nell’arco della gestione condivisa con Mezzaroma, hanno realizzato il sogno del ritorno in Serie A dopo ben 23 anni ripartendo dalle ceneri del dilettantismo. Il balzo in massima serie però ha ripresentato il problema della contemporanea proprietà di due squadre nel medesimo campionato. Il braccio di ferro si è chiuso con l’iniziale interregno del trust e successivamente con la vendita dell’asset all’imprenditore Iervolino.

La discesa in campo calcistico di Aurelio De Laurentiis, noto produttore cinematografico e colonna portante della Filmauro, risale all’intensa estate del 2004. Il pallone a Fuorigrotta rischiava seriamente di scomparire. Gestioni a dir poco controverse avevano provocato un’esposizione debitoria monstre che presentò il suo salatissimo conto a cavallo tra i due secoli. L’imprenditore alberghiero Salvatore Naldi nel maggio del 2002 diventa unico Presidente incamerando le azioni controllate da Ferlaino e Corbelli. Dopo due anni tribolati il Tribunale Civile di Napoli annuncia il fallimento della gloriosa SSC Napoli. Gli azzurri subiranno l’onta della retrocessione d’ufficio in C1 con un totale di debito vicino ai 79 milioni di euro. Nella confusione generale, tra apparizioni effimere di Gaucci e tentativi vani di rientrare nel Lodo Petrucci, piomba sul palco del Vesuvio proprio De Laurentiis. Aurelio risolve la pratica fondando il Napoli Soccer, dopo aver versato 30 milioni in tribunale, con Marino direttore sportivo. Al primo tentativo il salto in cadetteria non si concretizza nel playoff perso con l’Avellino. L’annata successiva i partenopei di Edy Reja non steccano e dominano il terzo torneo nazionale. Da lì in avanti una scalata da standing ovation tra promozioni, ritorno sospirato in Serie A e qualificazioni sistematiche alle competizioni internazionali.

Nell’agosto 2018 ecco lo sbarco a Bari. Il produttore decide di affidare il timone del sodalizio appena acquisito al figlio Lugi (da segnalare che l’altro erede Edoardo compone l’organigramma partenopeo). Si sviluppa un programma triennale che riconsegna al tifo del San Nicola, scivolato in D, il palcoscenico della Serie B (conquistata matematicamente con il successo in casa del Latina). Mirate azioni di marketing, intuizioni sagaci come la valorizzazione del vivaio e del settore femminile, rendono il contesto biancorosso estremamente appetibile. Dall’epoca targata Matarrese non c’era stata più pace e stabilità dalle parti del Castello Normanno-Svevo. Ora però la proprietà è dinanzi a un bivio: cosa vendere nel giro di due anni? Il quesito ancora non ha trovato una risposta certa e definitiva.

Altri esempi? La storia insegna molto. Ricordate il vulcanico Gaucci? Tra il 1997 ed il 2004 il compianto Luciano (deceduto nel 2020) riuscì nell’impresa di prendere il comando di ben quattro compagini contemporaneamente. Perugia, Viterbese, Catania e Sambenedettese hanno assistito ad una multiproprietà ante litteram in piena regola. Lo stesso Gaucci tentò la scalata al già citato Napoli, prima dell’avvento di De Laurentiis, attraverso un’operazione mai chiarita a distanza di decenni. Fu lo stesso dirigente capitolino, con interessi pure nell’universo dell’ippica, ad affidare la panchina della Viterbese ad un tecnico donna come Carolina Morace e ad ingaggiare Saadi Gheddafi, figlio dell’ex leader libico Muammar, per il team umbro a disposizione di mister Serse Cosmi.

Discorso indipendente per i tre sodalizi monitorati dalla famiglia Pozzo. Udinese-Watford-Granada: ramificazioni in salsa friulana. Dal 2012 ad oggi, seppur con fisiologici alti e bassi, la strategia manageriale bianconera esportata all’estero si lascia apprezzare.

Alessandro Iacobelli