Alla radice delle defaillances vaccinali. Che le sostanze realizzate in funzione anti Covid abbiano fatto cilecca negli obiettivi di prevenzione dal contagio è ormai evidenza innegabile. Tante perplessità sono scaturite nel corso dei mesi anche in merito all’efficacia per scongiurare l’acutizzarsi dell’infezione e la conseguente ospedalizzazione. Ci sarebbe dunque molto di cui discutere rispetto alla fase di realizzazione dei prodotti di Big Pharma e delle modalità che hanno poi portato all’inoculazione di massa. Proprio su questo punto il professor Marco Cosentino, ospite di un convegno organizzato da Alternativa, ha dedicato parte della sua presentazione “Vaccini Covid-19 e contagio da Sars-Cov-2: quali evidenza?”. L’ordinario di farmacologia all’Università dell’Insubria ha spiegato come la durata degli studi autorizzativi è stata “il minimo indispensabile per arrivare all’autorizzazione”, ovvero dalla durata orientativa tra il mese e mezzo e i due mesi e mezzo. Secondo Cosentino “vuol dire che il dato che noi abbiamo di capacità di questi prodotti di ridurre la probabilità di contrarre un Covid di qualunque gravità sono ottenuti su un arco di tempo di un paio di mesi”. Quello che viene a mancare è il gruppo di controllo rappresentato dai non vaccinati. “Quindi – riflette Cosentino – due minuti dopo l’autorizzazione da parte delle agenzie regolatorie, a tutti i soggetti inclusi negli studi, nel gruppo di controllo che non ha ricevuto il placebo, è stata offerta la vaccinazione”. Sono stati tutti progressivamente vaccinati ed ecco che questi studi sono diventati degli “studi fantasma”. Conclusione? “Non avremo più nessuna evidenza solida a questo proposito”.
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