Ci va giù duro l’Onorevole Jessica Costanzo, rappresentante alla Camera dell’ “Alternativa”, contro il Governo sulle politiche vaccinali e sull’eccesso di restrizioni poste in essere negli ultimi mesi. Nella seduta dello scorso lunedì 2 maggio si è svolta la discussione generale in merito al disegno di legge di conversione del decreto 24 marzo 2022, n. 24, recante disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da Covid-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza. In questa sede non è passato inosservato il discorso dell’On. Costanzo rivolto non solo all’Aula ma in generale alle istituzioni tout court.
“Il green pass era l’unica alternativa al lockdown, l’unico mezzo per convincere le persone a vaccinarsi. Poi fu l’era delle negazioni del diritto al lavoro agli over 50, dei danni inflitti agli insegnanti, agli operatori delle Forze dell’ordine e ai sanitari. I non vaccinati erano gli untori e gran parte dei problemi era imputabile a loro. Venne, poi, l’era degli idranti per reprimere il dissenso pacifico, chiudendo e vietando le piazze ai cittadini e aprendole, invece, agli esponenti di Forza Nuova, per poter dire che i no-green pass e i no-vax, in realtà, erano tutti fascisti.
Il Comitato tecnico-scientifico oggi non c’è più, ma i vertici sanitari insistono nel contraddirsi e, talvolta, a occultare i documenti ufficiali, come nel caso, gravissimo, che ha scosso la Giunta della regione Lombardia o come l’imposizione del segreto militare per la mancata zona rossa di Bergamo, che nega l’accesso agli atti che, forse, avrebbero dato una risposta ai parenti delle vittime sul perché il contenimento del virus sia stato correlato all’operazione “Strade sicure” contro la criminalità organizzata, senza istituire la zona rossa per i comuni della bergamasca, come avvenne, invece, per i comuni del lodigiano.
Il 31 marzo è cessato formalmente lo stato di emergenza: ma questo, in concreto, cosa significa? Innanzitutto, lo stato di emergenza non sarebbe dovuto esistere, perché non è contemplato nel nostro ordinamento costituzionale. Come è stato per me, anche molti colleghi votarono favorevolmente il primo stato di emergenza proprio perché il voto ci venne estorto con l’inganno, con il ricatto e con il senso di colpa che fosse l’unico strumento per evitare milioni di morti. Purtroppo questo non avvenne e abbiamo, poi, visto gli esiti. Dopo la fase dell’emergenza, ad esempio, per un adulto di 50 anni che non si è piegato al ricatto, cosa cambia? Pochissimo. Continuano a esserci gli obblighi fino al 15 giugno, oltre alla multa di 100 euro, che sta venendo recapitata nonostante lo stato di emergenza sia cessato; e le multe arrivano anche ai guariti da COVID over 50 e agli esentati.
Faccio una premessa. La lettura di questo decreto è davvero un terno al lotto e per capire le norme bisogna leggere e rileggere, anche per gli addetti ai lavori. È un po’ strano, visto che i veri ricettori dovrebbero essere i cittadini, che, invece, devono trasformarsi in giuristi e costituzionalisti. Dal 24 marzo scorso, le home page di tutti i quotidiani annunciano la fine delle restrizioni, il ritorno alla normalità per tutti. Ma è stato, poi, davvero così? Sgombriamo subito il campo da eventuali equivoci: nulla potrà tornare come prima fintanto che resta in piedi la logica del lasciapassare, esibendolo, tra l’altro, in altri ambiti, come sembrerebbe, in chiave fiscale.
Tale normalità non si vede, se si continuano a obbligare le persone a proseguire con la carta fedeltà della terza e quarta dose a cui sottoporsi per poter lavorare. È sparita, in questo decreto che state per convertire, anche la proroga dello smart working per i lavoratori fragili. Nonostante nella bozza fosse prevista fino al 30 giugno, è stata interrotta bruscamente il 1° aprile, con la ripresa, nonostante tutto, dei contagi. Ma anche il microbiologo Crisanti ha detto che i più fragili restano fragili, anche se sono immunizzati e, quindi, a maggior ragione, non si capisce perché viene meno questa tutela.
Dal 1° al 30 aprile – cioè, fino a ieri – serviva ancora il green pass base per i trasporti a lunga percorrenza e per accedere allo stadio. Ai cittadini che hanno dovuto affrontare questa ondata di rincari senza precedenti, tra l’altro, il Governo, quindi, ha avuto il coraggio di chiedere altri soldi per poter partecipare a un concorso, per andare al ristorante, discoteche, cinema, teatri, insomma per avere una vita sociale e il tutto avviene in una condizione economica straordinaria, considerato che siamo in presenza di un aumento dell’inflazione che si aggira intorno al 5 per cento.
Fine delle restrizioni, dicevate: ebbene, dovreste chiedere se condividono questo slogan il personale sanitario, medici e infermieri, e i lavoratori di strutture ospedaliere e RSA, considerato che per loro l’obbligo di vaccino è inspiegabilmente esteso fino al 31 dicembre 2022. Per loro si continuerà ad applicare la sanzione della sospensione del lavoro che scatta in caso di mancata vaccinazione. Ormai non fa più nemmeno scalpore il fatto che oltre 2 mila RSA – quindi, circa il 60 per cento delle case di riposo convenzionate – stiano per chiudere, soprattutto a causa della mancanza di personale professionale qualificato. Gli operatori delle RSA chiedono, a gran voce, di riaprire immediatamente alle visite le strutture, perché, se non si muore di COVID, per i loro ospiti, per i loro pazienti, purtroppo, si muore di isolamento e di solitudine. Con questi numeri impietosi davanti agli occhi – sappiamo che, nell’area OSCE, il numero di posti letto nelle RSA è di 9 ogni 100 mila abitanti, mentre, in Italia, è di 4,5 -, il Ministro Speranza non perde occasione per celebrare quelli che non comprendiamo come virtuosismi del suo Dicastero, spingendosi fino a dichiarare la gestione italiana come un modello per il resto d’Europa. Non possiamo nemmeno scordarci dei 60 mila esodati COVID con il camice: sono stati reclutati con contratti flessibili per affrontare la pandemia, ma l’unica certezza oggi è che la proroga dei loro contratti non c’è.
Non c’è traccia, in questo decreto, di uno straccio di soluzione per i tri-vaccinati all’estero. Per loro è una vera odissea: i tri-vaccinati che hanno completato la terza dose all’estero, purtroppo, non ottengono la modalità di registrare la terza dose, e stiamo parlando di 5 milioni di cittadini. Allora, Presidente, stiamo assistendo alla morte, sì, dello stato di emergenza, ma alla resurrezione del green pass. Il green pass è la vostra punta di diamante, è per sempre.
Vorrei focalizzare adesso l’attenzione su un altro comparto della pubblica amministrazione, quello dell’istruzione. Una domanda: che senso ha imporre l’obbligo di indossare la mascherina per i bambini dai sei anni in su in uno stato di emergenza terminato, quando quest’obbligo, prima, durante lo stato di emergenza, non c’era? Finiremo per portare questi bambini dallo psicologo non solo perché siete responsabili di aver rubato loro due anni della loro vita, ma anche perché sono così abituati, ormai, che non se la tolgono più. Termineranno l’anno scolastico, i nostri giovani, senza vedere le facce dei loro compagni. Allora, ai membri del Governo, ai parlamentari di maggioranza, ai miei colleghi faccio una domanda: voi sottoporreste i vostri figli, magari di due anni, ad un siero sperimentale che ha efficacia, come dimostra, tra l’altro, non lo dico io, ma l’ultimo studio clinico di Moderna, nel 37 per cento dei casi? E dopo l’ammissione di Bassetti, il professore a cui finora voi vi siete prostrati, secondo cui l’uso prolungato delle mascherine ha ridotto le difese immunitarie dei bambini?
Come sappiamo, dal 1° aprile 2022, sono rientrati in servizio tutti i lavoratori della scuola non vaccinati, ma hanno potuto accedere ai locali scolastici solo con il green pass base. Quest’ultimo obbligo sappiamo che è decaduto da ieri, quindi non è più necessario mostrarlo per accedere alla scuola.
Peccato che non sia proprio così, perché il 28 marzo scorso è stata pubblicata una nota del Ministero che dice: se è vero che dal 1° aprile è decaduta la regola che prevedeva la sospensione del personale scolastico che non si era vaccinato, è anche vero che tale personale è rientrato a scuola, ma solamente se, nel frattempo, ha adempiuto all’obbligo vaccinale. E chi non si è ancora vaccinato? È semplice, subisce un mobbing di Stato: docenti piazzati negli scantinati, nelle cantine, negli sgabuzzini. Il personale docente che non sia vaccinato, secondo questo decreto, è impiegato in altre attività finché non ci si vaccina o fino al 15 giugno. Il personale docente, quindi, è considerato temporaneamente inidoneo all’insegnamento, tra l’altro con il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, Giannelli, che prontamente ha tuonato: “pagati per non lavorare”, nel caso in cui servisse ancora un’ulteriore frattura divisiva nella categoria. È un demansionamento a tutto tondo, per giunta motivato da una sottoposizione a un trattamento farmacologico. È normale tutto questo? Perché in questi anni è sembrato più un “Ministero per il regolamento dei conti” verso i bambini, verso gli insegnanti e anche verso i genitori. Ritorno sulla domanda: con la fine dello stato di emergenza, che è scaduto il 31 marzo, cosa è cambiato davvero per la vita sociale dei cittadini? E allora sveliamolo, questo segreto di Pulcinella: pochissimo, perché molte delle misure che erano state prese durante, sono rimaste. Immaginiamo, appunto, l’uso delle mascherine, così come l’esibizione del lasciapassare, ricordando che, tra l’altro, in alcuni Stati anche d’Europa ci sono alcune accortezze, come quella delle mascherine, che non solo sono terminate già da mesi, ma addirittura non sono mai state assunte; e vi do una notizia: non sono morti tutti i loro abitanti. Eppure il Presidente Draghi, nelle dichiarazioni programmatiche del 17 febbraio 2021, quindi nel suo insediamento al Senato, ci disse: ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, per ogni cambiamento nelle regole. Una domanda, allora: ma perché mai Palazzo Chigi non si è degnato di informare 60 milioni di cittadini, che non sapevano, fino a poche ore prima, di che morte dovevano morire? Chi si prenderà la responsabilità di questo disastro? Sarebbe fondamentale ricevere delle risposte a queste domande, perché le fratture sociali resteranno. Ci sono cicatrici che, purtroppo, non passano, anche se il COVID ad oggi sembra fuori moda, perché ovviamente oscurato dai fari puntati sulla crisi bellica in Ucraina. Parlo, ad esempio, dei medici sospesi perché non vaccinati. Parlo di chi ha subito danni da vaccinazioni, anche gravi, e lotta tra l’altro contro un muro non solo di gomma, ma un muro di omertà e di diffidenza, contro chi li considera ipocondriaci. Per molti la pandemia ha significato un duro colpo, ma non tanto dal punto di vista sanitario, quanto piuttosto dal punto di vista dell’isolamento, dell’ostracismo.
Ma qualcosa continua a muoversi: penso a cosa è successo qualche settimana fa all’ordine dei medici di Torino, dove 126 professionisti hanno deciso di votare contro il bilancio – ovviamente è stato un voto politico e a loro va tutto il mio ringraziamento per la loro fermezza e per l’intransigenza, di fronte tra l’altro a palesi ingiustizie – in solidarietà anche al loro collega, il dottor Delicati, che è stato arrestato ed è in carcere. Ecco, quello che è successo a Torino – e ovviamente è stato poi descritto in maniera esattamente opposta dai giornali – ha innescato, poi, un effetto domino in tante altre città, negli ordini dei medici, penso ad esempio a quello di Udine. Quanto ai danneggiati da vaccino e alle reazioni avverse, ricordo che il “decreto Sostegni-ter”, approvato lo scorso 24 marzo, e siamo a maggio, prevedeva un indennizzo tramite un fondo di 50 milioni per il 2022 e di altri 100 per il 2023. Peccato che per rendere operativo l’indennizzo serviva un decreto ministeriale. Qui c’è il sottosegretario Sileri e chiedo perché non sia ancora arrivato, perché non ci siano ancora le modalità, i requisiti, per capire come si può essere indennizzati, perché questo ritardo non è più accettabile. E vi do una notizia: ci sono migliaia di cittadini pronti a scendere in piazza a fianco di questi malati che voi avete danneggiato. Nel frattempo, è sorto un importante studio di un direttore di un ospedale tedesco, Harald Matthes, che ha scoperto che nei lotti in cui la concentrazione da vaccino era particolarmente alta, gli effetti avversi erano più elevati. Ci avete pensato, per caso, in questo decreto, a porre un freno a questi problemi? Perché più passa il tempo, purtroppo, e più sorgono delle verità piuttosto scomode. Sto parlando di notizie sui vaccini e faccio riferimento alla BioNTech – un’azienda tedesca di biotecnologia e biofarmaceutica, che ha sviluppato, proprio insieme a Pfizer, uno dei vaccini anti-COVID -, la quale, nel suo rapporto annuale all’Ente regolatore della sicurezza sul mercato, ha ammesso, a pagina 6: “Potremmo non essere in grado di dimostrare un’efficacia o una sicurezza sufficienti del nostro vaccino anti-COVID e/o delle formulazioni specifiche delle varianti per ottenere l’approvazione normativa permanente (…)”. Si legge ancora: potrebbero “(…) verificarsi eventi avversi significativi, che potrebbero ritardare o interrompere le sperimentazioni cliniche, ritardare o impedire l’approvazione normativa o l’accettazione sul mercato di uno qualsiasi dei nostri prodotti (…)”. Nel momento in cui è la stessa casa farmaceutica produttrice a rendere pubblici tali dubbi, non si riesce a immaginare come possiate ancora difendere le vostre politiche vaccinali, a meno che si stia seguendo il copione orwelliano per cui il “Ministero della Verità” riscrive l’intera storia, anche ovviamente della BioNTech.
Intanto sull’obbligo vaccinale la Consulta dovrà decidere se è legittimo, e sono varie le criticità che sono state esposte, tra l’altro, dal Consiglio di giustizia amministrativa della regione siciliana che lascia l’ultima parola alla Consulta proprio sulla violazione dell’articolo 32 della Costituzione, secondo tre aspetti. Il primo: la farmacovigilanza fino a marzo, sostanzialmente, era passiva e quindi tutti i dati che sono stati raccolti non erano accurati, erano piuttosto carenti e soprattutto casuali. Chi si vaccina, inspiegabilmente, non è tenuto a sottoporsi ad un minimo di esami per verificare il suo stato di salute o se è positivo, per esempio. E poi, da ultimo, come è possibile il mantenimento del consenso informato, laddove l’obbligo, invece, sia imposto. L’incertezza sugli effetti negativi da vaccino, secondo il Consiglio, va oltre quel margine di tollerabilità, consentito tra l’altro dalla Corte costituzionale, e a questa tesi è giunto dopo un’attenta analisi. Ma vorrei tornare al decreto in esame, partendo dalla situazione attuale e analizzando i problemi del “qui ed ora”. Al di là dei vaccini contro il COVID, dite che c’è un’altra arma, ma è un’arma sottoutilizzata: parlo della pillola anti-COVID. Ne avete acquistate, usando soldi pubblici, 400 milioni da Pfizer e 30 milioni per il virale di Merck, ma ne sono state somministrate appena, rispettivamente, 9 mila e 2 mila.
Il Governo, con il generale Figliuolo, ha ordinato 600 mila cicli di trattamento, peccato però che, in nome della democrazia e della trasparenza, il prezzo non è stato reso pubblico, mentre negli Stati Uniti sappiamo che ogni ciclo di trattamento è costato 550 euro. Ma indovinate un po’ qual è l’inghippo? Semplice: la burocrazia che voi avete anteposto alla cura della salute! Cioè, queste pillole sono efficaci solo entro il quinto giorno dalla comparsa dei sintomi e non avete, quindi, considerato che sono somministrabili solo nel 10 per cento dei casi. Poi ad aprile Speranza si sveglia e decide che sono i medici a poterle prescrivere: quegli stessi medici che voi avete trasformato in burocrati e passacarte. Complimenti! Dopo oltre 24 mesi nell’essere stati travolti da questo virus, ad oggi, i medici negli ospedali non hanno dei protocolli ufficiali condivisi – e questo lo dicono loro – soprattutto per chi viene ricoverato per altre tipologie e poi successivamente si positivizza. L’indagine degli stessi medici internisti dimostra che il 50 per cento delle strutture ospedaliere non è in grado di evitare i contagi, di isolare adeguatamente. Risultato? Le liste d’attesa dei nostri ospedali continuano ad allungarsi, mentre i posti letto restano occupati. Quindi, una vera e propria genialità. Intanto, secondo il Financial Times, i signori dei vaccini fanno affari d’oro: 107 milioni ai capi di Pfizer, BioNTech, Moderna, con l’impennata dei loro titoli in Borsa, anche grazie evidentemente a laute sovvenzioni pubbliche. Però, a svegliarvi dalle assuefazioni potrebbero essere le dichiarazioni del professor Donato Greco, ex membro del CTS, vorrei citarle e lasciare a voi le conclusioni: “Abbiamo dovuto suggerire restrizioni di dubbia efficacia scientifica, ma con costi sociali certi. Anche i lockdown più duri e le chiusure non hanno contrastato la diffusione del virus.
Qualunque chiusura, a cominciare dalle scuole fino alle restrizioni delle attività commerciali, non è riuscita a contrastare la diffusione del virus, come poi si è visto.
Un altro errore è stato lasciare la comunicazione in mano ai virologi autonominati. Non so se vi rendete conto della gravità di queste affermazioni. In pratica, il Comitato tecnico-scientifico stesso conferma di aver suggerito più volte la condanna degli italiani agli arresti domiciliari. Perfino l’isolamento più duro, quello del marzo 2020, non ha sortito alcun effetto sul contenimento dell’epidemia. Tutto questo, Presidente, ci porta a dedurre che gli scienziati dovrebbero adoperare l’antica virtù della prudenza, virtù di tutte le virtù. A tal proposito, vorrei fare ancora un ringraziamento in quest’Aula al professor Luc Montagnier, professore che è stato denigrato, emarginato, screditato, ma le sue profezie – e dico purtroppo – si stanno avverando. Si stanno avverando immancabilmente tutte e per milioni di persone in tutto il mondo resta a pieno titolo il premio Nobel per la medicina del 2008, per aver scoperto e isolato il virus dell’HIV.
Vorrei concludere questo mio intervento dicendo, Presidente, che è con animo sollevato che vediamo già operativo il Premier Draghi ed è con soddisfazione che accerto, quindi, la validità del protocollo “tachipirina e vigile attesa”, in quanto penso che abbia ritenuto di dare un valido esempio alla popolazione per le scelte operate dal suo Ministro della Salute e su consiglio delle eminenze scientifiche, talvolta un po’ grigie. Ma mi sovviene, in questo momento, il primo consiglio terapeutico da parte di uno dei suoi esperti più accreditati e mi pare che dissentisse dal protocollo suddetto e consigliasse, invece, degli ottimi antinfiammatori. Dunque, mi sorge qui una domanda, un legittimo dubbio: le terapie, quindi, non valgono ugualmente per tutti? E se le terapie non valgono ugualmente per tutti, per quale motivo, allora, si è impedito a medici coscienziosi di agire in scienza e coscienza? Io non mi aspetto certamente una risposta, in quanto lo stridore emesso dagli specchi sui quali vi state arrampicando è già abbastanza fastidioso. Lasciamo che sia la popolazione a trarre le sue conclusioni”.