Critichi Draghi? Sei filo-Putin ▷ Prof. Becchi sull’agghiacciante prima pagina: “Collegamento facile e pericoloso”

“Critichi Mario Draghi? Sei filo-Putin”. Sillogismo poco aristotelico, ma molto pragmatico quello che si vorrebbe far passare come valido e quasi scientifico.
Scientifiche sembrano le righe di un articolo uscito oggi su “La Stampa” di Torino, il focus è uno studio che Svela 551 account Twitter principali e 8mila connessi, intersecati con ambasciata russa, no vax, sovranisti e comunisti”. I profili che spiccano? Indovinate.
Byoblu, Meluzzi, Diego Fusaro, Radio Radio, “L’antidiplomatico”. Di cosa dubitate? E’ la scienza a dirlo! Anzi, visto che ci siete, evitate di dubitare, non vorrete mica apparire su una lista di proscrizione.
Ma soprattutto evitate di criticare, altrimenti la lista si allargherebbe alla circa metà del Paese che ha espresso ampie perplessità – ad esempio – sull’invio di armi in Ucraina ampiamente promosso dal presidente Draghi.

Dopotutto al giornalismo del “bianco o nero” interessano ben poco le sfumature, evidentemente ritenute come fuori portata dalla maggior parte dei lettori. “Critichi l’uno, quindi sei con l’altro” è la tesi da promuovere, un sillogismo che nasconde anche un retropensiero su cui è necessario soffermarsi: “Fare propaganda putiniana in Italia non è reato – mentre in molti paesi la Z è stata resa illegale e viene parificata all’uso della svastica“, tiene a precisare l’autore del pezzo. La difesa della contorta tesi non sembra proprio ferrea, ma abbraccia lo stesso perfino nuove categorie e linee di pensiero: “Sappiamo che le chiavi #putin, #russia, #ucraina e #azovstal si incrociano con #green pass, #italexit e con una fortissima campagna contro Mario Draghi. Non è un’opinione ma un fatto: i network si sovrappongono“.

Il gioco è presto fatto: focalizzarsi solo sugli hashtag e non sui testi degli articoli è un po’ come comprare due vini, di cui uno scadente e uno pregiato, e dire che sono perfettamente uguali in quanto entrambi sono vini. Basta scrivere a piè di pagina che “non è un’opinione ma un fatto”. Non ci piove, vero?

Eppure un filosofo come Paolo Becchi nutre i sui – numerosi – dubbi sul procedimento che si vorrebbe far passare. “Una volta anch’io compravo i giornali per farli leggere ai miei figli, ora non lo faccio più. Non ha più senso“.
Il procedimento è sottile, “ti ritrovi inserito in una lista come filo-putiniano quando magari sei soltanto filoitaliano, può risultare effettivamente pericoloso, perché fino a prova contraria la libertà di criticare il Governo c’è“.
Anzi, se dobbiamo fare i calcoli “è la maggioranza degli italiani che non sente questa guerra“. Chissà in quale lista verranno inseriti.