Una grande parata si porta dietro un’ingiustizia dal momento esatto in cui sboccia al racconto della cronaca: non finirà in nessun almanacco; vivrà soltanto fino ai resoconti del giorno seguente; poi, abiterà nella memoria di quelli che la malediranno o benediranno a seconda della latitudine emotiva dalla quale l’hanno messa a fuoco.
Minuto 64: dal vertice destro dell’area di rigore Mohamed Salah si ricava la zolla ideale per concludere con il suo sinistro, d’interno. La traiettoria è dipinta, semplicemente; precisa al punto tale da trascinarsi appresso un soffio d’irrealtà. L’occhio anticipa il fremito di rete all’angolino basso; più veloce ancora del presagio impresso nella retina è la mano guantata di Thibaut Courtois che si apre come un paracadute sul vantaggio del Real che sembrava precipitare, quasi del tutto abbattuta dalla traiettoria dell’egiziano.
È una parata? No, non semplicemente perlomeno: i gesti tecnici dei grandi cominciano con la naturalezza che l’istinto suggerisce alle loro doti, ma appena si compiono sono già un’opera d’arte.
Paolo Marcacci
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