“Dopo due anni e mezzo ora parlano di terapie!” ▷ Lo sfogo del Prof. Bizzarri sullo scientismo pandemico

“Per curare una malattia deve prima accendere il cervello e solo dopo applicare il protocollo”, è quanto afferma il Professor Mariano Bizzarri, docente di Patologia Clinica presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale nell’Università La Sapienza di Roma, parlando del suo libro ‘Covid-19, un’epidemia da decodificare tra realtà e disinformazione’. Ascoltando ciò che ci spiega la scienza, siamo tutti portatori di un messaggio che noi riteniamo provenire questa, la quale in realtà non intende portare alcun messaggio. Tutto ciò che può fare è lavorare quotidianamente avvicinandosi sempre di più a convinzioni che sono però in continuo mutamento.

Il Professore insiste nel dire che “il Covid-19 non c’è più, ma al suo posto l’Omicron, un virus meno problematico”. Per mezzo delle operazioni di autopsia è stato possibile capire come bloccare la reazione autoimmune causata dal virus e, nella fase iniziale, si possono somministrare farmaci come cortisone e anticoagulanti. A differenza della semplice influenza, infatti, che è lineare nella sua manifestazione, le nuove invece sono caratterizzate da una certa discontinuità, a causa della differenza tra i soggetti sintomatici e asintomatici.

Prima di avere paura di perdere la vita si ha la paura di perdere di riferimento i suoi grandi valori (onorabilità, dignità e libertà) e questo è un fatto importantissimo quando si parla di guerra, ma quando si parla di vaccino il criterio principale è quello di salvaguardare la vita. Abbiamo in questo modo fatto passare messaggi assurdi affermando che ‘ce lo suggeriva la scienza’, ma quest’ultima in realtà non dice nulla.

La scienza non ha un suo delegato, un suo procuratore abilitato a parlare per conto di qualcuno, ma si avvicina progressivamente e con grande difficoltà ad arrivare a certezze aggiornate continuativamente. Ecco perché oggi dobbiamo insistere e dire ‘Stiamo attraversando una fase nuova. Non c’è più il vecchio Covid ma un altro virus, molto meno problematico’. Seppur dobbiamo parlare di vaccino dobbiamo capire come è stato costruito e deve essere un vaccino completamente nuovo’. Inoltre, la malattia Covid-19, quella indotta dal virus sars cov 2, è una malattia complessa. Per lungo tempo è stato proibito eseguire le autopsie e questo ha ritardato la possibilità di capire come uccide questo virus.

Uccide perché innesca in una fascia di popolazione, ad alcuni gruppi a rischio specifici, una grave reazione autoimmune e, contemporaneamente, attiva la cascata della coagulazione. Si è capito che è possibile bloccare la reazione autoimmune, eventualmente anche usando il cortisone nelle fasi immediatamente successive all’esordio della malattia e gli anticoagulanti. Dal momento che è una malattia complessa, non ha una sua linearità e progressività. Mentre l’influenza va da una forma minima (mal di testa e raffreddore) fino alla forma grave (polmonite), nel Covid abbiamo avuto una situazione discontinua (con i casi asintomatici e non). A causa della complessità della malattia, questa non può essere risolta solo con il vaccino e per fortuna oggi si parla di terapie (domiciliari e non). Tuttavia il medico, per curare una malattia deve prima accendere il cervello e solo dopo applicare il protocollo”.